(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 7 apr. - A distanza di 10 anni
dall'approvazione della legge che lo ha istituito (la legge n. 64
del 6 marzo 2001), il servizio civile fa il bilancio della
propria attivita'. Dal quel marzo del 2001 la realta' si e'
consolidata e quasi 300 mila giovani in questi 10 anni hanno
deciso di dedicare un anno della propria vita al servizio della
comunita'. Oggi il Servizio civile nazionale (Scn) si trova ad
affrontare non poche difficolta' a causa di una serie importante
di fattori, non ultimo la mancanza di risorse economiche. Vediamo
in estrema sintesi le problematiche che attanagliano il settore.
In primis i tagli alle varie leggi finanziarie governative
hanno fatto ridurre drasticamente i posti del Servizio Civile
volontario. Per il 2011, infatti, la cifra stanziata per il
servizio civile risulta di 118,8 milioni di euro, a fronte dei
210 disposti per il 2009 e ai 170 milioni per il 2010. Di
conseguenza diminuisce il numero di persone che potranno essere
avviate al servizio: nel 2010 sono state 17.823, rispetto ai
43.416 del 2007, ai 27.011 del 2008 e ai 30.377 del 2009. Solo
qualche mese fa le previsioni dell'Unsc parlavano di non piu' di
15 mila giovani accettati nel 2011. Questo a fronte di 69.700
volontari richiesti dalle varie strutture del territorio italiano
all'Ufficio nazionale per il servizio civile. Ed e' dal 2006 la
richiesta degli enti per il numero di progetti e' stata superiore
ai fondi arrivando, di conseguenza, ad una severita' nella
valutazione.
Sul servizio civile incombe anche una proposta di modifica
che prevede maggiore flessibilita' nei progetti, regola
l'utilizzo dei fondi e il rapporto con gli enti locali. Un
disegno di legge che si incastra storicamente con le pulsioni
federaliste e che porta direttamente alla questione della
regionalizzazione del Scn. Idea portata avanti da chi ritiene che
i progetti siano piu' efficaci se declinati sulle esigenze
locali. La Cnesc (contraria) e' per dare a enti locali e regioni
compiti quali la definizione del piano triennale e la formazione
degli operatori degli enti, oltre alla valutazione e
rendicontazione; all'Unsc l'attuazione del piano triennale, la
gestione dell'accreditamento delle organizzazioni, la gestione
fondo nazionale, la valutazione dei progetti finanziati da fondi
statali, la formazione dei giovani.
Altro problema sorto nei mesi scorsi e' stato quello posto da
chi si occupa di disabilita'. Alcune organizzazioni hanno chiesto
di destinare una quota dei volontari a progetti legati
all'assistenza dei disabili gravi. Proposta non accettata dal
Cnesc, secondo cui "il servizio civile non e' il tappabuchi delle
carenze statali". La Conferenza ha anche ricordato che "il 60%
dei progetti degli enti della Cnesc e' realizzato nel settore
dell'assistenza tra cui anche della disabilita'", sottolineando
dunque l'inutilita' di una garanzia di contingente minimo.
Contrarieta' e' stata espressa anche dall'Arci servizio civile.
Infine, il problema della selezione dei giovani. Il problema
e' stato al centro di una indagine condotta dalle Acli tra il
2009 e aprile 2010. E' emerso che il servizio civile e' diventato
una specie di anticamera occupazionale. Un fatto che ha portato
il presidente delle Acli, Andrea Olivero, a parlare di "deriva
elitaria" del servizio civile. Il servizio civile, insomma, non
dovrebbe essere rivolto solo a quei ragazzi che hanno gia' delle
professionalita' e che possono essere piu' utili alle
organizzazioni, ma dovrebbe essere aperto a tutti coloro che sono
disposti a mettersi in gioco nel sociale. Diversamente si
trasformerebbe in una fonte di manodopera a basso costo tanto per
le organizzazioni sociali quanto per il settore pubblico".
(Wel/ Dire)