(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 4 apr. - In Lombardia, dove si
stimano circa 150 mila persone con autismo, le opportunita' di
terapia e riabilitazione per questo tipo di disabilita' sono
assolutamente insufficienti: "La Neuropsichiatria dell'ospedale
San Paolo l'anno scorso ha potuto prendere in carico solo quattro
nuovi casi su centinaia di diagnosi" spiega Anna Bovi, presidente
dell'Angsa Lombardia (Associazione nazionale dei genitori di
soggetti con autismo).
I reparti di Neuropsichiatria hanno lunghissime liste d'attesa:
"Le strutture sono troppo poche, il personale non basta ed e'
oberato di lavoro" commenta Rinaldo Missaglia, pediatra di
famiglia di Agrate Brianza (Mb), dove e' in sperimentazione un
progetto di screening, che verra' presentato domani, in occasione
del convegno "Lo screening precoce dell'autismo". Il 70% dei
pediatri di famiglia di Monza e Brianza, da circa tre anni,
sottopone ogni bambino a un test in grado di rilevare sintomi
riconducibili all'autismo. "Nel 2010, su 780 test, 4 bambini sono
risultati positivi, e 9 da monitorare. Vorremo che questa pratica
diventasse parte degli esami obbligatori in tutta la Lombardia,
sfruttando la capillarita' gia' alta dei pediatri di famiglia"
spiega Missaglia. Anche se, una volta fatta la diagnosi, rimane
il problema della cura. Il convegno di domani ha lo scopo di
mettere a confronto pediatri, neuropsichiatri e Regione, per
valutare la possibilita' di rispondere al crescente numero di
diagnosi: "Non ha senso fare screening, se poi le persone sono
lasciate senza cure" aggiunge il pediatra. Infatti, mentre chi
puo', ricorre a strutture private, gli altri devono aspettare,
"perdendo tempo preziosissimo per i bambini: nell'autismo
l'intervento educativo tempestivo e' fondamentale" aggiunge Anna
Bovi.
La presidente di Angsa Lombardia delinea un quadro negativo
anche di tutti gli altri aspetti della vita delle persone con
autismo e delle loro famiglia, partendo dal presupposto che
"l'autismo e' una sindrome specifica che non puo' essere trattata
insieme alle altre disabilita'": per quanto riguarda la scuola,
sono rari i casi in cui gli insegnanti hanno una formazione in
merito. Non esistono neanche percorsi di inserimento lavorativo o
di autonomia abitativa pensati per chi soffre di questa malattia,
ne' servizi sanitari che si occupino specificamente
dell'adolescente e dell'adulto con autismo, "che in genere
finisce nei Centri diurni insieme agli altri disabili. Ma dalle
esperienze dei Paesi dove si provvede in modo efficiente,
sappiamo che gli autistici possono raggiungere la quasi
normalita'" commenta Anna Bovi.
Eppure tutti questi interventi sarebbero previsti dalla Carta dei
diritti delle persone con autismo della Comunita' europea e dalle
linee guida indicate dal tavolo ministeriale sull'autismo del
2008.
(Wel/ Dire)