SANITÀ. VOLONTARIATO, UN QUINTO EUROPEI PARTECIPA AD ATTIVITÀ
IDENTIKIT DEL VOLONTARIO EUROPEO: ISTRUITO, CON REDDITO ELEVATO
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 4 apr. - Piu' di un quinto
degli europei (circa 100 milioni) partecipa abitualmente ad
attivita' di volontariato o di beneficenza. Il dato e' contenuto
nella ricerca "Participation in volunteering and unpaid work"
resa pubblica lo scorso 17 febbraio da Eurofound, l'agenzia
dell'Unione europea per il miglioramento delle condizioni di vita
e di lavoro. E i dati dello studio sono stati ripetuti in
occasione della Conferenza europea sul volontariato,
"Sussidiarieta' e volontariato in Italia e in Europa",
organizzato dal ministero del Welfare e aperta questa mattina a
Venezia.
Dai risultati dello studio emerge anche il profilo medio della
persona coinvolta in attivita' di volontariato: di mezza eta',
ben istruita, con reddito elevato, mentre poco rilevanti appaiono
le differenze di genere. I piu' alti tassi di partecipazione si
registrano in Danimarca, Finlandia, Svezia, Austria e Paesi
Bassi, dove in media oltre il 40% delle persone di eta' superiore
a 18 anni partecipano abitualmente ad attivita' di volontariato o
beneficenza.
Oltre il 30% di partecipazione in Grecia, Regno Unito, Francia,
Slovenia e Belgio. Le piu' basse percentuali di partecipazione in
Romania, Bulgaria e Polonia, come anche in Portogallo e Spagna,
dove la percentuale di persone che si dedicano abitualmente ad
attivita' di volontariato o beneficienza e' inferiore al 15%.
L'Italia si situa al 14° posto della classifica, e quindi attorno
alla media europea: 23%. In media, i cittadini dei paesi
dell'Europa orientale sono meno propensi a svolgere attivita' di
volontariato e beneficienza, ma quando lo fanno vi dedicano piu'
ore la settimana rispetto a quelli dell'Europa a 15. Proprio in
base alla frequenza con cui l'attivita' di volontariato viene
svolta, la ricerca Eurofound distingue tra volontari assidui e
occasionali. La categoria degli assidui comprende gli "every
day", ossia coloro che sono volontari attivi "tutti i giorni", ma
anche tutti coloro che svolgono attivita' di volontariato o
beneficienza una o piu' volte la settimana. Gli occasionali,
invece, sono attivi meno di una volta la settimana. Ed e' qui che
le differenze si fanno macroscopiche e si allungano le distanze
tra i paesi. In Olanda i volontari sono in totale il 42% della
popolazione adulta. La meta' di loro sono assidui (21% almeno una
volta la settimana) e l'altra meta' sono occasionali (21% meno di
una volta la settimana). In Danimarca, Belgio e Germania i
volontari assiduisono il 14%. In Italia gli assidui sono il 9%
della popolazione adulta: saliamo quindi al 11° posto in questa
ipotetica classifica della solidarieta'.
L'identikit del volontario europeo: adulto, istruito, benestante.
Le persone con un elevato livello di istruzione hanno maggiori
probabilita' di essere volontari nel corso della loro vita. In
termini di eta', i volontari piu' assidui hanno tra i 45 e i 50
anni. Forte in genere e' anche il legame con le istituzioni
religiose. Le persone che partecipano regolarmente alle funzioni
sono infatti piu' propense a partecipare frequentemente ad
attivita' di volontariato e beneficenza. Coloro che partecipano
ad attivita' di volontariato e di beneficenza vi dedicano in
media 6,5 ore la settimana. E nei paesi con livelli relativamente
piu' bassi di partecipazione le persone che comunque svolgono
attivita' di volontariato e beneficienza tendono a dedicarvi piu'
tempo, come a compensare il minore impegno dei loro concittadini.
Le persone con alti livelli di istruzione dedicano al
volontariato, in media, un'ora e mezza in piu' a settimana
rispetto alle persone con bassi redditi. Gli uomini dedicano, in
media, circa un'ora in piu' a settimana rispetto alle donne.
Oltre al benessere materiale, anche la soddisfazione generale
per la propria vita gioca un ruolo importante. Da un lato, il
lavoro di volontariato contribuisce a rendere complessivamente
piu' soddisfacente la qualita' della vita degli stessi volontari
e i loro rapporti con il vicinato e con la comunita' locale piu'
in generale. Le persone che praticano piu' frequentemente
attivita' di volontariato e beneficienza, o altre forme d'impegno
sociale o religioso, manifestano infatti maggiore felicita',
maggiore soddisfazione per la vita, hanno piu' stima di se' e
piu' senso di controllo sulla vita, una migliore salute fisica
minore propensione alla depressione. I risultati della ricerca
Eurofound indicano infatti, da un lato, che il volontariato
migliora tutti questi sei aspetti del benessere soggettivo e,
dall'altro alto, e che le persone che godono di maggiore
benessere psico-fisico tendono a investire piu' ore nel
volontariato. Al contrario, le persone che sono gia' coinvolte
nel lavoro di cura non retribuito, per i figli o per parenti
anziani o non autosufficienti, sono meno propensi a partecipare
ad attivita' di volontariato e di beneficenza. Si tratta, nella
maggior parte dei casi, di compiti di "volontariato domestico"
incombenti quasi esclusivamente sulle donne, e cio' spiega
l'apparente minore partecipazione delle donne ad attivita' di
volontariato non domestico. Sommando infatti le due forme di
"lavoro non retribnuito", le donne spendono rispetto agli uomini
quasi il doppio del tempo per attivita' di volontariato e cura.
(Wel/ Dire)
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