STUDIO SUGLI ERRORI NELLE DIAGNOSI DI "STATO VEGETATIVO".
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 23 set. - Gran Bretagna e
Belgio: due Paesi all'avanguardia dal punto di vista della
ricerca medica, ma in cui circa il 40% delle diagnosi di stato
vegetativo e' scorretto.
Un dato che induce gli studiosi italiani a chiedersi come sia la
situazione a casa nostra. In occasione della dodicesima "Giornata
nazionale dei risvegli" 14 Ordini regionali dei medici in
collaborazione con la "Casa dei risvegli Luca De Nigris"
promuovono un progetto mirato a scovare il dato di errori
diagnostici in Italia e al monitoraggio di alcuni pazienti a cui
e' stata fatta una diagnosi sbagliata. "L'obiettivo e' sviluppare
e migliorare le procedure esistenti", dichiara Roberto Piperno,
direttore della Casa dei risvegli.
Dal 2002, accanto allo "stato vegetativo", e' stato introdotto
lo "stato di minima coscienza"."Per un terzo di questi malati -
continua Piperno - nell'arco di cinque anni, negli studi svolti
in altri Paesi, si sono riscontarti dei miglioramenti. Ma e'
ancora troppo poco tempo per avere una consistente base
statistica. Per questo diventa fondamentale la distinzione tra
'stato vegetativo' e 'stato di minima coscienza'". La distinzione
spiega anche alcuni risvegli erroneamente ritenuti miracolosi e
contesta il vecchio concetto dell'immutabilita' dello stato
vegetativo. "Esiste una percentuale che varia dal 9 al 38% di
scorrettezze nel corredo diagnostico dei malati - aggiunge il
professore - . Questo perche' non tutti gli stati vegetativi sono
uguali". E la guarigione passa prima di tutto da un'attenta
diagnosi della malattia.
Oltre al progetto di ricerca, un altro strumento conoscitivo
fondamentale che viene proposto nel corso di quest'edizione della
"Giornata dei risvegli" e' "Il libro bianco sugli stati
vegetativi e di minima coscienza". Presentato nel giugno scorso
dalle associazioni che si occupano dei familiari di persone in
stato vegetativo, fotografa la situazione del sistema
socio-sanitario dal punto di vista di chi subisce il trauma di
avere un parente in coma. Un segno tangibile di quello che Maria
Vaccari, mamma di Luca De Nigris e presidente dell'associazione
"Gli amici di Luca", chiama "il dialogo fra le istituzioni che si
occupano di sanita' e il mondo del volontariato". Un dialogo
proficuo, ma che ancora puo' portare maggiore consapevolezza
riguardo la malattia.
(Wel/ Dire)