SALUTE. MALATTIE CRONICHE PER 45,6% ITALIANI, DONNE PIÙ COLPITE
ARTROSI, ARTRITE E IPERTENSIONE ARTERIOSA LE PIÙ DIFFUSE.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 23 set. - Venticinque milioni
di italiani, pari al 45,6% della popolazione con piu' di 6 anni
d'eta', e' affetto da almeno una patologia cronica. Tra essi, 7,6
milioni sono colpiti da una grave patologia: diabete, infarto del
miocardio, angina pectoris e altre malattie del cuore, ictus ed
emorragia cerebrale, bronchite cronica, enfisema, cirrosi
epatica, tumore maligno (inclusi linfoma/leucemia), malattia di
Parkinson e Alzheimer, demenze senili. E in quest'ultima
categoria le donne sembrano essere in assoluto le piu' colpite,
con un tasso di multi cronicita' (vale a dire piu' malattie
croniche contemporanee) quasi doppio rispetto agli uomini. In
assoluto, tuttavia, sono artrosi e artriti la prima singola causa
di malattia (colpiscono il 18,3% degli italiani con piu' di 6
anni), seguiti da ipertensione (13,6%) e malattie allergiche
(10,7%). Ad aggravare il quadro, circa 2 milioni 600 mila persone
che vivono in condizione di disabilita', pari al 4,8 % della
popolazione.
Una percentuale che raggiungere il 44,5 % nella fascia di eta'
con piu' di 80 anni.
Questi dati (fonte Istat) testimoniano una trasformazione
radicale nell'epidemiologia del nostro Paese, che impone un nuovo
approccio assistenziale basato sulla necessita' di garantire
terapie e assistenza personalizzati e per un periodo molto lungo
per milioni di cittadini. La prima Conferenza nazionale
sull'accesso alle cure nelle malattie croniche, che si e' tenuta
oggi a Roma, ha fatto il punto sulla realta' italiana per
individuare pregi e debolezze del sistema, al fine di promuovere
eventuali riforme nel segno di una medicina piu' orientata alla
cronicita' e con l'obiettivo di creare quelle sinergie
indispensabili tra i diversi livelli assistenziali oggi esistenti
e spesso frammentati (Asl, Comuni, Volontariato, ecc). I dati
sulla diffusione delle cronicita' per classi di eta', smontano un
luogo comune che individua la cronicita' come un problema della
terza eta'. In realta' ne soffrono 7,6 milioni di italiani tra i
6 e i 44 anni e di questi 2 milioni figurano nella fascia di eta'
tra i 6 e i 24 anni. La cronicita' diventa invece un "affare" dei
'nonni' soprattutto nei casi di patologie croniche gravi o nella
multi cronicita' dove oltre il 60% delle persone colpite ha piu'
di 65 anni. Il tema della cronicita' si intreccia in modo
indissolubile con quello della disabilita' e non autosufficienza.
Secondo il "Rapporto sulla non autosufficienza in Italia 2010",
sono 2.600.000 le persone in condizione di disabilita' che vivono
in famiglia, pari al 4,8% della popolazione. L'indagine non
tiene, pero' conto dei minori di 6 anni, che si stimano essere
attorno a 200.000. Ben 2.000.000 di disabili sono persone
anziane. Quanto all'assistenza, quasi l'80 % delle famiglie con
persone disabili non risulta assistita dai servizi pubblici a
domicilio. E la carenza assistenziale non e' colmata neppure dai
servizi domiciliari (non sanitari) a pagamento: sono oltre il 70
% le famiglie che non si avvalgono di alcuna assistenza, ne'
privata ne' pubblica. Il 31,9 % delle persone disabili che sono
sole e il 46,8 % delle famiglie in cui tutti i componenti sono
disabili dichiarano che avrebbero bisogno di assistenza sanitaria
a domicilio erogata dalla Asl.
Secondo la mappa dell'assistenza tracciata dalla Relazione
sullo Stato sanitario del Paese 2007-2008, nel 2007 l'assistenza
primaria e' stata garantita da 46.799 medici di medicina generale
e da 7.638 pediatri di libera scelta. La continuita'
assistenziale ha visto impegnati 13.109 medici titolari, con una
media di 22 per 100.000 abitanti, che hanno effettuato
complessivamente 16.754 visite per 100.000 abitanti per un totale
di 20.746.487 ore di attivita'.
Tra gli indicatori piu' efficaci per valutare la capacita' di
risposta del Sevizio sanitario nazionale al cambiamento
epidemiologico in atto (cronicita' piu' invecchiamento della
popolazione) vi e' certamente l'assistenza domiciliare integrata
(Adi). Nel 2007 sono stati 474.567 i pazienti che hanno usufruito
dell'Adi con una media nazionale di 803 casi trattati per 100.00
abitanti di cui 81,2% anziani e 8,8% pazienti in fase terminale
della malattia. L'assistenza rimane tuttavia insufficiente: se si
fa riferimento alla sola popolazione con piu' di 65 anni di eta'
(quella che maggiormente necessita di cure presso il proprio
domicilio) emerge che soltanto 3,27 anziani su 100 sono
beneficiari di cure a casa e restano forti le differenze tra le
Regioni.
I tassi di assistenza sono generalmente bassi in tutte le
Regioni, ma se in Friuli Venezia Giulia e' assistito il 7,3%
degli anziani e in Veneto il 6,4%, la Provincia autonoma di
Trento, la Sicilia e la Sardegna garantiscono il servizio a circa
l'1,0% della popolazione over 65 e in Valle d'Aosta l'assistenza
e' offerta ad appena lo 0,3% degli anziani residenti. La
situazione non cambia se si analizzano le ore di assistenza: in
media 20 l'anno per ogni paziente anziano preso in carico. Anche
in questo caso sono ampie le differenze tra le Regioni: se la
Valle d'Aosta ha erogato in media 177 ore per ogni over 65
trattato (ma e' pur vero che presenta il numero piu' basso di
anziani trattati), il Friuli Venezia Giulia nel medesimo anno ha
previsto una media di 17 ore per anziano (a fronte di 20.241 over
65 assistiti) (Ceis-Sanita' 2009). Nel 2008, con una spesa di
circa 1.006,6 milioni di euro, l'Adi ha pesato per lo 0,9% sulla
spesa sanitaria pubblica totale. Le Regioni con la maggiore spesa
per anziano (> 65 anni) sono il Friuli Venezia Giulia (239,1
euro), l'Umbria (184,1) e la Provincia autonoma di Bolzano
(169,5), mentre quelle con spesa per Adi inferiore sono la
Provincia autonoma di Trento (7,4) e la Valle d'Aosta (37,4),
seguite da Calabria e Campania dove si spendono rispettivamente
43 e 44,2 euro per paziente. Infine, anche l'articolazione del
servizio e' spesso carente, mancando in piu' della meta' dei casi
l'integrazione tra l'erogazione delle cure sanitarie e gli
interventi di tipo sociale.
(Wel/ Dire)
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