(DIRE - Notiziario sanita') Roma, 28 ott. - Nausea, capogiro e
stato confusionale. Sono sintomi molto conosciuti a chi soffre di
vertigini, ma per alcuni soggetti - come chi soffre della
malattia di Meniere - non c'e' bisogno di salire su di una scala
per sperimentarli. I disturbi dell'equilibrio colpiscono milioni
di persone in tutto il mondo e una speranza per affrontarli e'
oggi offerta da un nuovo apparecchio messo a punto da ricercatori
dell'Universite' di Washington, in grado di sconfiggere le
vertigini e "restituire" equilibrio. Il dispositivo consiste in
un impianto cocleare del tutto simile a quelli utilizzati per la
sordita' e da un piccolo processore posto dietro all'orecchio,
che comunica via wireless con un dispositivo posto al di sotto
del lobo temporale, che a sua volta invia segnali a tre piccoli
elettrodi posti a livello dell'orecchio interno. L'apparecchio e'
stato impiantato per la prima volta in un uomo di 56 anni affetto
da malattia di Meniere e rappresenta il primo di dieci apparecchi
su cui si concentreranno le attenzioni dei ricercatori.
L'artefice dell'invenzione Jay Rubinstein,del dipartimento di
otorinolaringoiatria dell'universita' statunitense, spiega: "Non
cambia cio' che accade nell'orecchio ma ne elimina i sintomi. In
teoria - prosegue - questa e' potenzialmente un'ottima terapia
che puo' realmente modificare il modo in cui trattiamo la
malattia di Meniere." Attualmente, infatti, i rimedi contro
questa sindrome che interessa circa lo 0,2% della popolazione
consistono in modificazioni dello stile di vita, terapie
farmacologiche e, nei casi piu' gravi, interventi chirurgici per
distruggere le cellule dell'equilibrio responsabili del disturbo.
Il nuovo apparecchio e' stato approvato di recente dalla Food and
Drug Administration (FDA) statunitense e studi clinici effettuati
sui primati hanno dimostrato che il dispositivo non induce alcuna
perdita delle funzioni uditive o vestibolari, ma ha il solo
effetto di abbattere la sensazione di vertigine. "La malattia di
Meniere non e' solo un obiettivo fine a se stesso, ma un passo
importante per arrivare agli altri disturbi ", conclude il
ricercatore.
(Wel/ Dire)