(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 25 ott. - Il 55% delle persone
con diabete e' maschio; il 56,6% ha oltre 65 anni, il 35,4% tra
45 e 65, ma l'8% ne ha meno di 45 e se consideriamo la fascia di
eta' sino a 55 anni, questa percentuale sale al 18,8%: quasi 1
persona con diabete su 5 ha oggi meno di 55 anni. Il 91,9% e'
colpito da diabete di tipo 2 e, tra questi, 1 su dieci ha tra i
45 e i 55 anni, ma gia' 4 su cento meno di 45, segno che la
malattia una volta definita "diabete senile" e' sempre piu'
giovane. I due terzi dei soggetti con diabete di tipo 2 sono
obesi (BMI superiore a 27) e solo meno del 20% risulta normopeso.
Invece, nel diabete di tipo 1 l'obesita' riguarda circa un quarto
dei pazienti.Poco meno di un terzo delle persone con diabete tipo
1 (28,9%), e il 17,3% di quelli con tipo 2, e' fumatore. Il dato
e' particolarmente allarmante alla luce del forte rischio di
complicanze microvascolari correlate al fumo di sigaretta,
soprattutto nel diabete di tipo 1.Questi alcuni dei dati
contenuti negli Annali AMD 2010, il rapporto nazionale sulla
qualita' dell'assistenza offerta nei centri di diabetologia
redatto annualmente dall'Associazione medici diabetologi (Amd).
Giunto alla quinta edizione "che puo' essere indicata senza falsa
enfasi come l'edizione della maturita' grazie al grande
coinvolgimento raggiunto", commenta Giacomo Vespasiani,
Coordinatore dell'equipe che dal 2006 si occupa di analizzare i
dati raccolti dalle cartelle cliniche delle persone con diabete,
quest'anno 439.748, assistite in 236 centri dislocati in tutte le
Regioni italiane, il rapporto sara' presentato al V Congresso
nazionale del Centro Studi e Ricerche - Fondazione Amd, in
programma a Firenze dal 18 al 20 novembre prossimi."Se
consideriamo che oggi nel nostro Paese le persone con diabete di
cui si ha conoscenza sono circa 3.000.000, a cui dobbiamo
aggiungerne oltre 1 milione che lo sono senza saperlo, possiamo
affermare che gli Annali AMD, analizzando dati reali di circa 1
sesto degli italiani che soffrono di questa malattia, tracciano
un'immagine realmente significativa della efficienza e
dell'efficacia del nostro operato", dice Sandro Gentile,
presidente Amd. Efficacia ed efficienza della qualita' della cura
nei Centri di diabetologia sono da quest'anno, per la prima
volta, misurati con un indice - lo score Q (Qualita') -
appositamente ideato da Antonio Nicolucci e dal gruppo di lavoro
del Consorzio Mario Negri Sud, che sin dall'inizio collabora con
Amd al progetto Annali. "Il progetto Annali Amd ha gia' ricevuto
grande riconoscimento internazionale - prosegue Gentile - perche'
costituisce un database di informazioni inestimabile, che solo
Paesi come la Svezia, Israele e in parte gli Stati Uniti, cioe'
l'elite della sanita' mondiale, posseggono in forme
assimilabili." Carlo Giorda, Vicepresidente Amd sottolinea come
"L'indice o score Q rappresenta la ciliegina sulla torta. E' un
altro fondamentale tassello che si aggiunge al nostro progetto,
un 'super-indicatore' gia' validato da importanti pubblicazioni
scientifiche. Si tratta di una misura sintetica - spiega - che
valuta da un punto di vista qualitativo l'efficienza delle cure e
dell'assistenza prestate, e conseguentemente l'efficacia nel
prevenire le complicanze tipiche del diabete, dall'infarto
all'ictus, ai disturbi alla vascolarizzazione, alla mortalita'."
Infine, un'occhiata a un aspetto fondamentale che proprio grazie
agli Annali Amd e' emerso recentemente, in linea con le piu'
aggiornate evidenze scientifiche che sottolineano l'importanza di
un intervento tempestivo sul controllo della malattia e sui
fattori di rischio cardiovascolare. Nel 2009, anno cui si
riferiscono i dati analizzati in questa edizione, sono state
registrate 46.513 persone con diabete di tipo 2 (l'11,2% del
totale) che si recavano per la prima volta in un Centro di
diabetologia per una visita. Il 57% riguardava pazienti con una
durata di malattia inferiore a 2 anni, ma oltre un quarto era
diabetico da piu' di cinque anni. In particolare, nelle persone
con meno di due anni di malattia, il valore di HbA1c era
superiore a 8% nel 38% dei casi e' il 12% delle persone visitate
ha dovuto essere messa in cura sin dalla prima visita con
l'insulina. "Soprattutto - interviene ancora Giorda - queste
persone presentavano un profilo di rischio cardiovascolare
elevato: pressione del sangue oltre i valori di 140/90 mmHg nel
58,6% dei casi, colesterolo "cattivo" LDL superiore a 130 mg/dl
nel 34,7%. E' evidente che qualche cosa, nel sistema odierno di
gestione della malattia diabetica non funzioni ancora a dovere."
Per queste ragioni Amd ha dato vita al progetto "SUBITO!", che si
pone un obiettivo culturale oltre che clinico: migliorare il
compenso metabolico della persona con diabete, cioe' riportare i
valori della glicemia alla normalita' e mantenerli costantemente
sotto controllo, sin dall'esordio della malattia o comunque alla
sua diagnosi, al fine di ridurre il peso delle complicanze
cardiovascolari. "Se cominciassimo a trattare in maniera rigorosa
la malattia almeno 5 anni prima - conclude Giorda - secondo i
dati dello studio STENO-2 potremmo ridurre le complicanze
cardiovascolari di oltre il 40%."
(Wel/ Dire)