SALUTE. ADHD, CASTELBIANCO: DIAGNOSI-DIFFUSIONE, TROPPI MISTERI
"2% BAMBINI COLPITI DA SINDROME? DATI SU UNA REALTÀ INESISTENTE".
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 25 ott. - Una discussione
sempre aperta quella sulla sindrome da deficit di attenzione e
iperattivita' (Adhd), che proprio in questi giorni vede "Giu' le
mani dai bambini", il comitato di farmacovigilanza per l'eta'
pediatrica in Italia impegnato con focus sull'indiscriminata
somministrazione di psicofarmaci a bambini eccessivamente
distratti o agitati. Federico Bianchi di Castelbianco,
psicoterapeuta dell'eta' evolutiva e direttore dell'Istituto di
Ortofonologia di Roma, proprio sull'argomento pone un'importante
riflessione: "Se la sindrome Adhd viene ancora cosi' discussa
significa che presenta ombre non ancora risolte". La prima,
secondo l'esperto, riguarda la diagnosi, per la quale "a
tutt'oggi non esiste una modalita' diagnostica certa, a
differenza di quanto avviene per le altre patologie". Inoltre,
Castelbianco segnala "un problema nel calcolo della percentuale
di diffusione nell'ambito della popolazione infantile". E a tal
proposito aggiunge: "Basti pensare che qualche hanno fa forte fu
la discussione sulle percentuali di diffusione di questa sindrome
in Italia, variabile dal 12 al 0,80%. L'Ospedale pediatrico
Bambino Gesu' di Roma indicava il 4%, ora (dato segnalato nel
mese di ottobre) si attesta sul 2%".
"I bambini iscritti nel Registro per la somministrazione del
farmaco sono circa 1.500- prosegue l'esperto- pero' molti di
questi sembrano presentare un ritardo cognitivo, cosa
incompatibile con la descrizione clinica dell'Adhd. Inotre,
tornando alla diffusione, se prendessimo come riferimento il dato
del 2% della popolazione infantile, calcolata su una base di
circa 5 milioni di soggetti, la percentuale risulterebbe di 100
mila bambini affetti da Adhd. Oppure- avverte- se preferite si
puo' prendere ad esempio una scuola di 1000 bambini, che secondo
le percentuali espresse (2%) dovrebbe vedere 100 bambini affetti
da sindrome da iperattivita', cosa per fortuna inesistente.
Lasciando aperta la discussione sulla validita' della diagnosi-
conclude lo psicoterapeuta- sarebbe il caso di riformulare i
numeri e le percentuali alla luce dell'evidenza clinica e non di
una ipotetica teoria non sostenuta dai fatti".
(Wel/ Dire)
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