(DIRE - Notiziario Sanita') Roma , 18 ott. - "La Regione chiama
gli operatori dei servizi sanitari e sociali piemontesi ad
attivare le azioni e gli interventi necessari a garantire il
diritto alla procreazione cosciente e responsabile ed alla vita
nascente fin dal momento del primo colloquio con cui una donna
chiede l'interruzione di gravidanza." Una delibera approvata nei
giorni scorsi dalla Giunta regionale del Piemonte supera il
percorso assistenziale dell'ottobre 2008, adottando nuove
modalita' di presa in carico della donna che si rivolge ai
consultori, in modo da valutare ed accertare le cause che la
spingono in tale direzione.
"Il nuovo protocollo rappresenta un atto di estrema importanza
- afferma Caterina Ferrero, assessore alla Tutela della salute e
Sanita', alle Politiche sociali e per la famiglia - per dare la
massima attuazione a tutte le esigenze previste dalle legge 194
e, in particolare modo, al rispetto della donna e delle sue
esigenze di scelta responsabile della maternita', alla tutela
della vita, alle motivazioni e alla ricerca di tutte le possibile
alternative all'interruzione volontaria della gravidanza".
L'obiettivo e' ridurre un tasso di abortivita' che in Piemonte e'
piu' elevato della media nazionale (nel 2009 9,7 per mille contro
l'8,7 per mille italiano, cosi' come indicato nella relazione del
Ministro della Salute sull'attuazione della legge contenente
norme per la tutela sociale della maternita') migliorando il
percorso assistenziale oggi strutturato presso i consultori e la
messa in campo di misure coordinate per il sostegno alla
maternita' difficile per ragioni economiche e sociali. "Proprio
per rimuovere le cause che possono indurre la donna a richiedere
l'interruzione della gravidanza - dichiara Ferrero - il
protocollo prevede che le Asl debbano avviare opportune
collaborazioni con i gestori delle funzioni socio-assistenziali,
i centri per le famiglie e, in particolare, con le organizzazioni
di volontariato e associazioni del privato sociale che operano
nel settore della tutela materno-infantile quali portatrici di
valori etici e di solidarieta' sociale. Si potra' cosi'
privilegiare gli ambiti dell'aiuto/sostegno e dell'informazione,
da realizzare con una maggiore integrazione tra servizi sanitari
e sociali per una presa in carico globale sotto i profili
psicologico e sociale e la messa in campo di azioni a tutela
della vita nascente". In particolare, il protocollo prevede
un'articolata serie di indicazioni per erogare dal primo
colloquio servizi come la presa in carico della consulenza
psicologica, l'erogazione di contributi economici, il sostegno
socio-educativo anche domiciliare, la mediazione familiare,
soluzioni di appoggio-ospitalita' per il bambino o la coppia
madre-figlio. Particolare rilievo viene, inoltre, riservato alle
procedure che riguardano le minorenni e le donne straniere. Per
quanto attiene il ruolo del volontariato e del privato sociale
nel settore della tutela materno-infantile, l'obiettivo e' di
mettere a disposizione delle persone e degli enti locali e no
profit le opportunita' presenti sul territorio per la promozione
della vita e il sostegno alla natalita'. A questo proposito, la
delibera prevede l'istituzione presso ogni Asl di un elenco,
basato su severi requisiti oggettivi e tecnico-organizzativi,
delle associazioni che saranno autorizzate a stipulare
convenzioni che consentiranno di intervenire a fianco degli
operatori dei consultori e dei centri per la famiglia attivi nei
consorzi dei servizi socio-assistenziali.
(Wel/ Dire)