(DIRE - Notiziario Salute) Roma, 29 nov. - Sara' lanciata
ufficialmente domani, a Istanbul, la campagna internazionale di
sensibilizzazione per l'abolizione della sabbiatura nella
produzione di jeans. L'iniziativa, di cui Fair e' coordinatore
italiano, e' promossa dal Solidarity Committee of Sandblasting
Labourers, dalla Campagna Abiti Puliti (Clean Clothes Campaign) e
dall'International Labor Rights Forum. La sabbiatura (in inglese
sandblasting) dei jeans e' un processo di schiaritura del denim
che avviene attraverso l'applicazione di sabbia sparata ad alta
pressione tramite dei compressori. Questa tecnica, eseguita
manualmente, permette di raggiungere un look "sbiancato" del
jeans molto preciso, creando i modelli e gli effetti speciali
richiesti dai designer delle imprese produttrici, ma al contempo
disperde nell'aria una quantita' enorme di silice, un componente
presente nella sabbia altamente tossico. Le decine di
organizzazioni internazionali che hanno gia' aderito alla
campagna denunciano i rischi gravi per la salute dei lavoratori
che utilizzano questa procedura: rapporti medici dimostrano che
gli addetti alle operazioni di sandblasting possono sviluppare
una forma acuta di silicosi (malattia polmonare non curabile e
potenzialmente letale) in soli 6-24 mesi di lavoro, a fronte dei
20 anni di incubazione riscontrati nel settore minerario.
Solo in Turchia sono morti 46 operatori negli ultimi anni e stime
prudenti indicano che oltre 5 mila persone sono a rischio. La
situazione, poi, e' ulteriormente aggravata dalle condizioni di
partenza di questi lavoratori, nella maggior parte dei casi
giovani migranti, spesso donne e bambini, che, oltre ai seri
problemi di salute, devono anche affrontare la mancanza di
assistenza e di risarcimenti che sono indispensabili per far
fronte alle cure mediche e alle difficolta' economiche derivanti
dalla malattia.
Visto il basso costo della sabbia ricca di silice, i jeans
sbiancati sono un enorme fonte di profitto per le imprese che li
producono. Per rimanere al passo con le tendenze della moda e
massimizzare i profitti, i marchi e le imprese - consapevolmente
o inconsapevolmente - hanno messo a rischio la vita dei
lavoratori. Considerando che l'attuale organizzazione della
produzione di abiti, basata su una lunga sequenza di sub-appalti,
porta spesso la lavorazione in paesi in cui mancano le basilari
condizioni di igiene e sicurezza sul lavoro, come la Cina, il
Bangladesh, la Cambogia, l'Egitto, l'India, il Messico, diventa
impossibile per i produttori garantire le procedure di sicurezza
estremamente complicate e tecnicamente molto avanzate per rendere
la sabbiatura priva di rischi. Per questo le organizzazioni, le
centinaia di attivisti, di sindacalisti, di difensori dei diritti
umani e del lavoro aderenti alla campagna chiederanno, attraverso
un Appello, alle imprese dell'abbigliamento (tra cui le italiane
Diesel, Replay, Benetton, Armani, D&G, Gucci, Prada, Cavalli,
Versace) di abolire la sabbiatura nelle intere catene di
fornitura e ai governi nazionali di impegnarsi a vietare l'uso di
tale tecnica sui loro territori, ad arrestare le importazioni di
jeans sabbiati e a garantire assistenza sociale e medica,
sostegno e pensioni per invalidita' ai lavoratori gia' affetti da
silicosi. Il colloquio con queste imprese e' gia' cominciato e
alcune (Gucci, Benetton, Versace, Prada) hanno manifestato
attenzione ad approfondire il problema. L'obiettivo e' convincere
gli operatori della moda a smettere di proporre tendenze che
conducano all'impiego di tecniche produttive dannose per la
salute e potenzialmente letali per i lavoratori e stimolare nei
consumatori una coscienza critica che orienti le loro scelte
verso l'acquisto esclusivo di jeans "sandblast-free". Imprese
come Levi-Strauss e Hennes & Mauritz (H&M) hanno gia' annunciato
che cesseranno la vendita di jeans sabbiati, risultato importante
che segnala la possibilita' da parte dell'industria di cambiare
direzione.
(Wel/ Dire)