(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 25 nov. - In Italia, circa il
90% della spesa per le cure odontoiatriche e' privata ed e'
sostenuta, in gran parte, dai cittadini e non da meccanismi
assicurativi, in un contesto in cui crescono le disuguaglianze
nell'accesso ai servizi. È quanto emerge da una ricerca
realizzata dal dipartimento di Scienze economiche
dell'Universita' di Bologna in collaborazione con la Fondazione
Unipolis. "Si tratta di spese che hanno un'incidenza molto
elevata sulle persone che hanno redditi bassi - ha affermato
Walter Dondi, direttore della Fondazione Unipolis - e, in
condizioni di crisi, sono le prime a essere tagliate".
La ricerca realizzata da Giovanni Maria Mazzanti e Gian Luca
Fiorentini ha analizzato la domanda e l'offerta del settore
odontoiatrico. Ne e' emerso un quadro in cui la domanda e'
erratica e prevalentemente finanziata dai privati. "Per il 90% le
cure odontoiatriche sono spese 'out of pocket' - spiega
Fiorentini - ovvero pagate dal paziente al professionista senza
meccanismi assicurativi". Si tratta di spese che nei redditi
bassi tendono a essere tagliate, cosi' come nelle famiglie in
difficolta' a causa della crisi. Si tratta di una domanda non
organizzata in cui il singolo va quando ha bisogno e in cui non
c'e' un'assicurazione che negozia per un certo numero di
assistiti e verifica la qualita' delle prestazioni offerte.
Dall'altra parte, l'offerta e' parcellizzata. In Italia il
numero degli odontoiatri e' fissato dal ministero della Salute (e
si tratta di numeri bassi) quindi c'e' una barriera in entrata.
Il settore e' costituito da piccoli studi con un solo
professionista. "Negli ultimi anni pero' - aggiunge Fiorentini -
l'offerta endogena e' stata spiazzata dai competitor
internazionali e dal turismo odontoiatrico". Sono moltissimi gli
italiani che scelgono per curarsi uno dei Paesi dell'Unione
europea a forte tradizione odontoiatrica, come la Slovenia o la
Repubblica Ceca, dove ci sono grandi studi che applicano tariffe
concorrenziali. Non va dimenticato poi che la liberalizzazione
dei servizi alla persona ha permesso l'ingresso in Italia di
grandi studi (con 10 poltrone e 7/8 odontoiatri) spesso collegati
con grandi organizzazioni internazionali che permettono di
ridurre le spese di gestione (acquisti di protesi, materiale e
servizi).
Come intervenire? "Organizzando la domanda attraverso un
sistema di finanziamento pubblico e privato - spiega Fiorentini -
e riformando il modello organizzativo degli studi in modo da
poter ammortizzare i costi su un maggior numero di pazienti". Il
modello proposto dai ricercatori bolognesi prevede 4 riforme.
Innanzitutto, bisogna intervenire sul sistema dell'accreditamento
in modo da incentivare una politica di qualita'. In secondo
luogo, e' necessario definire in maniera piu' precisa i livelli
essenziali di accesso all'assistenza sanitaria pubblica e
comunicarli ai cittadini. "Solo un quarto degli aventi diritto si
rivolge a strutture convenzionate con l'Ausl" afferma Fiorentini.
Inoltre, le Regioni dovrebbero istituire dei fondi integrativi
aperti a tutti i cittadini, fissando premi e prestazioni e da far
gestire dalle sue aziende sanitarie. Infine, e' necessario
rivedere i modelli di incentivazione fiscale: invece di prevedere
uno sgravio calcolato sul reddito, lo calcolo sull'imposta.
(Wel/ Dire)