IL 69% DEI CONTAGI ATTRAVERSO CONTATTI ETERO O OMOSESSUALI.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 22 nov. - Sono 1.200 i nuovi
casi di Aids registrati nel 2009, il 69% dei contagi e' avvenuto
attraverso contatti etero o omosessuali, l'eta' media della
diagnosi e' di 43 anni e il 24% dei malati e' straniero. Sono
questi i dati resi noti dall'Anlaids. Dai dati emerge inoltre che
l'epidemia riguarda soprattutto le regioni del Centro-nord. Al
primo posto c'e' la Lombardia (tasso di incidenza 3,2 per 100
mila abitanti).
Segue il Lazio (3,0), la Toscana (2,7) e l'Emilia Romagna (2,3).
Dall'inizio dell'epidemia, 1982, a oggi i casi di Aids in Italia
sono stati 62 mila, 39.500 sono stati invece i decessi e 716 i
casi di trasmissione della patologia dalla madre al figlio. La
percentuale delle donne contagiate e' del 27%. L'anno in cui si
e' registrato il picco massimo dell'epidemia e' il 1995, dove i
nuovi casi di contagio sono stati 5.655. Rispetto ad oggi, nel
1995, la principale modalita' di trasmissione era lo scambio di
siringhe (72,5%) e l'eta' media della diagnosi era 35 anni. Anche
gli stranieri contagiati erano un numero inferiore (4,7%).Per
quanto riguarda l'Hiv, rispetto agli anni 80, c'e' stato un calo
drastico delle nuove infezioni. Nel 2008 infatti i nuovi casi
diagnosticati sono stati 3.900-4.100. Mentre nel 1988 erano 14-18
mila. In totale le persone viventi con Hiv-Aids nel 2008 sono
170-180 mila. Di queste una persona su 4 non sa di essere
infetta.
"Non bisogna compiacersi per questa diminuzione delle infezioni,
ma domandarsi perche' il numero non si sia ancora azzerata ora
che tutti sappiamo come questa malattia si prende", afferma Mauro
Moroni, docente di Malattie infettive e presidente Anlaids
Lombardia. Secondo Moroni, tra i principali motivi di questo gap
e' che "i giovani sessualmente attivi oggi erano bambini quando
si facevano le campagne di prevenzione, inoltre oggi l'Aids fa
meno paura perche' ci sono le cure ed e' calato il silenzio sul
problema come se non esistesse".
"La nuova sfida di Anlaids - sottolinea Fioretti - e' quindi di
diventare un'associazione ancor piu' rivolta al pubblico. Non
solo per aumentare la prevenzione ma anche per superare lo stigma
che ancora esiste rispetto ai malati di Aids". All'incontro
partecipa anche l'assessore provinciale alle Politiche sociali
della provincia di Roma Claudio Cecchini: "I dati ci dicono che
il Lazio come la Lombardia detiene questo triste primato. Questo
dev'essere uno stimolo ad accentuare il nostro lavoro e ad
impegnarci di piu' anche collaborando con strutture come
Anlaids",sottolinea l'assessore. Che ha ricordato che sono
soprattutto i giovani a cadere nel problema: "Dobbiamo continuare
a portare avanti il lavoro nelle scuole come abbiamo gia' fatto
con la campagna di sensibilizzazione sulle malattie sessualmente
trasmissibili. Infatti tra i giovani manca la consapevolezza che
si traduce in stili di vita e comportamenti a rischio".
(Wel/ Dire)