(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 8 nov. - Sono segnalati come
soggetti fortunati e un po' particolari.
Si tratta di quelle persone che risultano immuni all'Aids. Una
piccola percentuale di soggetti, in realta', che pero' sebbene
affette da Hiv, non arrivano mai allo stadio di conclamazione
della malattia. Ora i ricercatori hanno capito che sono solo
cinque amminoacidi presenti nella proteina HLA-B che ne
modificano la struttura e impediscono a questa minoranza di
persone di ammalarsi di Aids. Cosi' si e' chiarito il meccanismo
che protegge alcuni soggetti (1 su 300) dall'infezione. E' la
proteina HLA-B a determinare se si e' tra i pochi fortunati
'Hiv-resistenti' o 'Hiv controller'.
Lo studio, condotto su circa 1.000 'Hiv controller' e 2.600
individui con infezione progressiva da Hiv e' stato coordinato
dal Ragon Institute of Massachusetts General Hospital e dalla
Harvard Medical School di Boston. Analizzando e confrontato il
Dna di queste persone sono state scoperte delle varianti
genetiche tutte relative alla regione del cromosoma 6 che
codifica la proteina HLA-B, essenziale nel processo con cui il
sistema immunitario riconosce e distrugge le cellule infettate.
Questo studio aggiorna la ricerca americana frutto della
collaborazione fra il Massachusetts Institute of Technology di
Boston e l'Universita' di Harvard. Secondo i ricercatori
statunitensi, per spiegare il fenomeno bisogna far riferimento ai
linfociti T - cellule che hanno il compito di reagire
all'aggressione del virus -, che nei soggetti resistenti all'Aids
appaiono piu' forti e attivi rispetto a quelli degli altri. Lo
studio e' stato pubblicato su Nature e si basa su due
considerazioni, la prima delle quali riguarda la presenza di una
variante del gene HLA B57 presente in circa lo 0,5 per cento dei
pazienti. Le stesse persone mostrano inoltre una probabilita'
maggiore di sviluppare malattie autoimmuni, ovvero quelle
patologie in cui il sistema immunitario aggredisce per errore
l'organismo del paziente.
Stando al modello computerizzato, i linfociti T prodotti nel timo
dei pazienti con la suddetta variante genetica hanno un'attivita'
potenziata rispetto al normale, il che gli consente di
riconoscere il virus Hiv anche quando lo stesso muta dando vita
alla malattia. Cio' spiega, d'altro canto, anche le maggiori
probabilita' degli stessi pazienti di sviluppare una malattia
autoimmune.
Wel/ Dire)