(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 8 nov. - Piu' di 30 milioni di
persone infettate dal virus dell'HIV nel mondo. 7.500 nuovi casi
ogni giorno. E il 50-60% delle persone infette non sa di esserlo,
e costituisce dunque una seria minaccia per la trasmissione del
virus.
A 30 anni dalla scoperta del virus responsabile dell'AIDS, l'HIV
rappresenta ancora una drammatica emergenza: indispensabile,
dunque, mettere in atto una strategia integrata che comprenda
informazione, prevenzione, ricerca e cura. Lo ha affermato questa
mattina Françoise Barre'-Sinoussi, Premio Nobel 2008 per la
Medicina per la scoperta del virus HIV, durante una conferenza
stampa presso l'Istituto Clinico Humanitas tenuta insieme al
dott. Domenico Mavilio, responsabile del Laboratorio di
Immunologia Clinica e Sperimentale dell'Istituto.
La situazione in Europa e nei Paesi industrializzati Ha spiegato
la prof.ssa Barre'-Sinoussi: "In Europa la diffusione su larga
scala delle terapie combinate antiretrovirali, che pur non
consentendo la guarigione permettono di tenere sotto controllo
l'infezione, ha modificato sostanzialmente l'andamento della
malattia nelle persone sieropositive. Dal 1996 ad oggi il tasso
di mortalita' in Europa e' diminuito dell'85% circa, cosi' come
la progressione dell'infezione - da asintomatica all'AIDS
conclamato - e' in proporzione diminuita.
I successi delle terapie antiretrovirali hanno inoltre consentito
di azzerare la trasmissione della malattia fra madre e feto.
Cosi', oggi, le donne non hanno piu' paura ne' dei propri partner
sieropositivi ne' di eventuali gravidanze.
Rimane pero' aperto il fronte del contagio: sottovalutarne il
pericolo e' un errore. A fronte di una riduzione della
mortalita', infatti, la percentuale di nuovi infetti non e'
diminuita. Aumentano anzi i casi di contagio attribuibili a
rapporti sessuali: in Italia, ad esempio, nel 2008 costituiscono
complessivamente il 74%. Particolarmente a rischio sono i giovani
che, spesso poco consapevoli del rischio che corrono a causa
della scarsa informazione, costituiscono un drammatico bacino di
sviluppo dell'infezione da HIV".
E' tempo di una nuova emergenza "Nei Paesi in via di sviluppo,
dove l'accesso alle terapie e' minimo, i dati epidemiologici di
mortalita' ed incidenza legati all'AIDS rimangono drammatici.
Per ogni 2 pazienti trattati, si registrano 5 nuovi casi di
infezione: l'impegno, per i Paesi piu' ricchi, deve essere
rendere accessibili a tutti le terapie, per evitare che il fronte
dell'infezione si allarghi ulteriormente e ci travolga,
vanificando i passi in avanti fatti ad oggi sul fronte delle
terapie. Un messaggio, questo, che deve essere accolto subito,
senza perdere tempo. In primo luogo dal mondo politico".
Gel locali e vaccini: i successi e le speranze della ricerca Per
la prima volta, dopo 10 anni di tentativi, un microbicida locale
(gel) si e' dimostrato efficace nel ridurre del 39% il rischio di
infezione. Certamente questo non risolve il problema della
trasmissione sessuale dell'AIDS, ma permette di rafforzare il
concetto che prevenire l'infezione da HIV si puo': Innanzitutto
con l'educazione comportamentale nell'incontro con un partner,
poi con il profilattico e, d'ora in poi, anche con un gel
microbicida, arma valida purche' non utilizzata da sola.
"La vera grande sfida della ricerca, pero', rimane lo sviluppo di
un vaccino. Probabilmente il virus HIV cambiera' la storia della
vaccinologia, che ad oggi e' sempre stata empirica. Il fallimento
dell'ultima sperimentazione clinica deve essere uno stimolo, per
noi scienziati, a tornare nuovamente in laboratorio per capire
meglio come funziona il sistema immunitario, in modo da riuscire
ad attivare risposte protettive anche contro virus subdoli come
l'HIV, che adottano strategie molto sofisticate per non farsi
riconoscere e contrastare dalle nostre difese naturali. Recenti
risultati hanno identificato alcuni dei rifugi dove l'HIV si
nasconde, suggerendo nuovi bersagli terapeutici.
La sfida ora e' tradurre queste conoscenze in un vaccino, che
verosimilmente non sara' preventivo ma terapeutico, ed entrera' a
far parte della strategia integrata necessaria per debellare
l'AIDS. Sono ottimista - conclude la prof.ssa Barre'-Sinoussi -.
Oggi, infatti, rispetto agli anni 80 le nuove tecnologie e gli
approcci scientifici innovativi costituiscono un netto vantaggio
per la messa a punto di un futuro vaccino. La soluzione, forse,
e' piu' vicina di quanto crediamo: esistono piccole percentuali
di pazienti infettati dal virus HIV che, senza alcun farmaco, non
sviluppano l'AIDS. Noi scienziati dobbiamo quindi 'andare a
scuola' da loro, ossia capire quali meccanismi hanno naturalmente
sviluppato, e replicarli con un vaccino".
(WEl/ Dire)