I PASSAGGI CONTENUTI IN RELAZIONE APPROVATA DA COMMISSIONE
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 19 mar. - Ecco la
'ricostruzione sanitaria' integrale di cio' che accadde a Stefano
Cucchi, contenuta in due delle sei pagine della relazione finale
approvata dalla commissione d'inchiesta sull'efficicienza del
Ssn, in merito alle cure prestate al giovane.
"Il signor Stefano Cucchi e' arrestato dai carabinieri il 15
ottobre 2009 alle ore 23.30. Viene prima accompagnato presso la
stazione CC Appia e scortato nella casa famiglia, poi trasferito
presso la stazione CC di Tor Sapienza per essere detenuto nella
cella di sicurezza. Alle ore 5.15 del 16 ottobre e' soccorso da
una squadra delle ambulanze Ares 118 a causa di un malore,
presumibilmente una crisi epilettica, ma rifiuta il trasporto in
ospedale. Gli operatori dell'Ares 118 riferiscono che lo stesso
era oppositivo alle cure e acquisiscono in modo approssimativo
dati sullo stato di salute (frequenza cardiaca, ossigenazione del
sangue e pressione, presenza di 'eritema' sotto la palpebra
destra)".
Successivamente, "alle ore 9 il detenuto viene condotto dai
carabinieri presso la Procura della repubblica di Roma per essere
sottoposto al processo per direttissima davanti al giudice e,
quindi, viene consegnato al personale della polizia penitenziaria
e trasferito in camera di sicurezza. Svolta l'udienza di
convalida intorno alle 13.30, il detenuto e' visitato da un
medico di ambulatorio della citta giudiziaria, il quale rileva
'lesioni ecchimotiche in regione palpebrale inferiore
bilateralmente di lieve entita' e colorito purppureo'; ed inoltre
referta: 'Riferisce dolore e lesioni anche alla regione sacrale e
agli arti inferiori ma rifiuta anche l'ispezione. Evasivamente
riferisce che le lesioni conseguono ad accidentale caduta dalle
scale avvenuta ieri'".
A questo punto, prosegue la relazione, "Il signor Cucchi,
tradotto nel carcere di Regina Coeli, viene sottoposto a visita
medica di primo ingresso intorno alle 16.45. Il medico del
carcere rileva in cartella ambulatoriale l'altezza (1,68 cm), il
peso corporeo (52 kg), i dati anamnestici e la sintomatologia
accusata, caratterizzata da 'algia alla deambulazione' e pertanto
lo invia con urgenza al Pronto soccorso dell'ospedale
'Fatebenefratelli'. Nel modulo di richiesta di visita
ambulatoriale urgente si segnala: 'caduta accidentale ieri dalle
scale. Presenta ecchimosi sacrale coccigea, tumefazione del volto
bilaterale periorbitaria, algia alla deambulazione arti
inferiori. Riferisce senso di nausea ed astenia. Rx cranio
(controllo)'".
"Il paziente arriva alle 21.01 con diagnosi 'lesioni
ecchimotiche di natura da determinare', viene sottoposto ad esame
radiografico della colonna lombo-sacrale e sacro-coccigea, che
evidenzia la presenza di 'frattura corpo-vertebrale di L3
sull'emisoma sinistro e frattura I vertebra coccigea'.
L'ortopedico, chiamato telefonicamente per una consulenza
specialistica, suggerisce riposo a letto e controllo seriato
dell'emocromo. Il neurologo, invece, raccolta la notizia di un
trauma contusivo del rachide lombosacrale occorso la sera
precedente (alle 23.30 come precisato dal paziente), obiettiva
l'impossibilita' a deambulare a motivo della sintomatologia
dolorosa accusata e consiglia di eseguire eventualmente un esame
elettrofisiologico per la valutazione dell'integrita' delel
radici lombosacrali. Il paziente rifiuta il ricovero e viene
dimesso con diagnosi di 'frattura del corpo vertebrale L3
sull'emisoma sinistro e frattura I vertebra coccigea'".
Passata la notte in carcere, Stefano Cucchi "la mattina
successiva del 17 ottobre viene visitato due volte alle 11.20 e
alle 11.50 dai medici dell'istituto penitenziario, i quali lo
inviano di nuovo al Pronto soccorso dell'ospedale
Fatebenefratelli per la valutazione dell'emocromo, per
l'esecuzione di un'ecografia dell'addome e di videat
neurochirurgico. Presso l'ospedale viene confermata la diagnosi
del giorno prima e il paziente viene cateterizzato per la
comparsa di difficolta' alla minzione. Si dispone, inoltre, il
ricovero presso il reparto di medicina protetta dell'ospedale
'Sandro Pertini' di Roma per le cure del caso".
"Il ricovero, formalizzato direttamente all'interno della
Struttura ospedaliera protetta, dopo il nulla osta di un
dirigente del ministero della Giustizia che era fuori servizio e
si e' reso disponibile in via del tutto eccezionale (qui si
rimanda a una nota della relazione che dice: 'In sede di
audizione, i dirigenti del ministero della Giustizia responsabili
di tale procedura hanno riferito che le particolari modalita'
osservate nel caso di specie sono prive di precedenti'), dura
quattro giorni".
Al Pertini "le prime analisi e radiografie confermano il
quadro clinico oggettivato dall'ospedale 'Fatebenefratelli', ma a
partire da alcune ore dopo il ricovero il paziente si oppone alla
somministrazione di cure e cibo come forma di protesta
finalizzata ad ottenere contatti con l'avvocato, nonche' con un
familiare e con un operatore del Ceis. Rifiuta di alimentarsi e
bere acqua regolarmente e di sottoporsi alla terapia endovenosa".
Da questo momento in poi "il quadro medico si aggrava. E, in
seguito all'astensione dal cibo e dalla somministrazione di
nutrizione e idratazione per via endovenosa, il paziente
dimagrisce drasticamente (al momento dell'arresto pesava 52 kg e
il peso al decesso, sei giorni dopo, era di circa 42 kg) e
soprattutto sviluppa un blocco della funzione renale per mancanza
di idratazione".
Siamo al 21 ottobre, quando "il medico di turno avvisa il
primario della situazione e questi fa predisporre una relazione
clinica sulle condizioni del paziente da inviare al giudice
competente. Il signor Stefano Cucchi viene medicato e ispezionato
per l'ultima volta da un medico alle ore 22 e a ridosso della
mezzanotte chiede una cioccolata al personale paramedico. Alle
6.05 del 22 ottobre viene registrata la sua morte dopo un
tentativo di rianimazione durato 45 minuti. Per i consulenti
tecnici della commissione la morte e' avvenuta probabilmente due
o tre ore prima che il paziente fosse rianimato. Pertanto, anche
il medico che ha praticato le manovre rianimatorie, notando una
rigidita' dei muscoli del collo e dell'articolazione
temporo-mandibolare, sapeva che il paziente era morto da tempo".
(Wel/ Dire)