(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 28 mag. - Una lettera aperta
per esprimere "sconcerto e preoccupazione" per quanto previsto
dalla manovra finanziaria presentata dal governo in tema di
invalidita'. A esprimere il proprio disappunto il Coordinamento
nazionale delle associazioni delle persone con sindrome di Down
(Coordown), che ha deciso di rivolgersi direttamente al
presidente della Repubblica Napolitano, al premier Berlusconi, ai
presidenti di Camera e Senato, Fini e Schifani, al ministro
dell'Economia Tremonti, nonche' ai titolari dei ministeri del
Welfare, della Salute e delle Pari opportunita', Sacconi, Fazio e
Carfagna. Pur dicendosi a favore della lotta contro i falsi
invalidi, il Coordinamento stigmatizza l'art.9 del decreto legge
licenziato dal Consiglio dei Ministri, che alza all'85% il grado
di invalidita' previsto per ricevere l'assegno mensile di euro
256,67, spettante alle persone con un'invalidita' oltre il 74%.
"Le tabelle del ministero della Sanita' riconoscono alle persone
con sindrome di Down un'invalidita' pari al 75%", mentre solo "se
alla sindrome e' associato un ritardo mentale grave il grado di
invalidita' riconosciuto e' pari al 100%" si legge nella lettera.
La manovra dunque "escluderebbe tutte le persone con sindrome di
Down con invalidita' al 75%" dal diritto a quell'assegno mensile
"che pur non avendo un importo elevato, e' comunque un sostegno
per la persona con sindrome di Down e per la famiglia gia'
gravata da un compito di assistenza a vita del proprio figlio
disabile". E siccome "dai dati in nostro possesso - prosegue la
lettera - risulta che soltanto il 10% delle persone con sindrome
di Down accede a un lavoro retribuito", moltissime persone
rimarrebbero "senza alcun reddito". Alla luce di queste
considerazioni, Coordown chiede al governo di "rivedere quanto
previsto nella manovra finanziaria": "È fuori di discussione -
conclude la lettera - che le persone con sindrome di Down, avendo
un'alterazione di tipo cromosomico, hanno un'invalidita' sulla
quale non puo' essere posto alcun dubbio e la nostra societa' ha
il dovere di tutelarle, mantenendo i riconoscimenti fino ad oggi
acquisiti".
(Wel/ Dire)