(DIRE - Notiziario Sanita') Milano, 25 mag. - Vittoria lavorava
in una piccola legatoria: cinque dipendenti in tutto, che
realizzavano, a mano, libri pregiatissimi a tiratura limitata.
Alcuni di quegli esemplari li hanno sfogliati persino Giovanni
Paolo II e il presidente della Repubblica oscar Luigi Scalfaro.
Vittoria era molto orgogliosa del suo lavoro ma i pesi che per 17
anni, giorno dopo giorno, ha sollevato a forza di braccia l'hanno
fatta ammalare: oggi per lei anche preparare un caffe' o lavarsi
i denti e' impossibile, i suoi polsi sono tumefatti, distrutti.
Tutto ha avuto inizio con qualche dolorino, piccolezze. Ma
arriva un momento in cui ghiaccio e fasciature non bastano piu',
dormire diventa impossibile: le articolazioni, i muscoli e i
nervi di Vittoria sono a pezzi. Tra il 2001 e il 2003 si
sottopone a quattro interventi chirurgici su entrambi gli arti
superiori senza pero' trarne alcun beneficio. Sofferenze che
incidono anche sulla qualita' del suo lavoro: non riesce a star
dietro ai ritmi richiesti, non ha piu' nelle mani la forza
necessaria a eseguire con la dovuta cura i gesti che le vengono
richiesti. Sente che attorno a lei sta cresce un clima di
insofferenza e ostilita', fino al giorno in cui viene licenziata
in tronco, dopo 17 anni di lavoro in quella piccola azienda.
Quella di Vittoria e' una delle storie narrate nel libro "Il
lavoro che ammala. Storie di malattie professionali", che e'
stato presentato questa mattina a "L'Officina della musica" di
Lecco (vedi lanci successivi). Vicende drammatiche e vere di otto
lavoratori lombardi che si sono rivolti al patronato Inca-Cgil
Lombardia per far valere i propri diritti. "Le malattie
professionali lasciano il segno nel lungo periodo -spiega Vanni
Galli, coordinatore Inca Lombardia-. Logorano le mani e le
articolazioni dei lavoratori nel tempo e provocano conseguenze
visibili a distanza di anni".
"Molti lavoratori prendono la malattia come una fatalita' e
alcuni si sentono persino in colpa per quello che e' successo",
spiega Giampiero Rossi, giornalista che negli ultimi cinque anni
si e' occupato in maniera approfondita dei temi legati al mondo
del lavoro. "Sono proprio quelli piu' bravi, quelli che si
impegnano e danno il massimo ad ammalarsi piu' spesso", osserva
Giampiero Rossi.
La scelta di raccontare in un volume le storie di chi viene
rovinato dal lavoro sottolinea la necessita', per Inca-Cgil, di
dare piu' rilevanza a questo fenomeno che non solo colpisce i
lavoratori nella loro integrita' fisica. Spesso infatti chi si e'
"rovinato" di lavoro, viene considerato un peso morto per
l'azienda, messo in disparte dai colleghi e considerato,
improvvisamente, un lavativo. Una situazione umiliante che si
conclude spesso con il licenziamento. "Sono poche le persone che
hanno il coraggio di denunciare e far valere i propri diritti",
conclude Vanni Galli.
(Wel/ Dire)