STUDIO INGLESE: "HANNO MAGGIORI POTENZIALITÀ DI CIÒ CHE SI CREDE"
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 14 mag. - E' forte in Italia
come all'estero il pregiudizio secondo cui studenti con sindrome
di Down non possano approcciarsi con successo a materie ostiche
come l'algebra nelle scuole superiori. Eppure una docente
dell'Universita' di Padova, madre di un ragazzo che oltre alla
sindrome di Down e' affetto da autismo, con successo sta
evidenziando il contrario. In uno studio , Elisabetta Monari
Martinez ha dimostrato, con la psicologa Katia Pellegrini, che 15
studenti con sindrome di Down sono stati capaci di apprendere
nozioni quali le frazioni, i numeri relativi, le equazioni di
primo grado e di risolvere problemi, anche di fisica, con l'uso
delle equazioni.
"L'ipotesi di base e' che i ragazzi con sindrome di Down
abbiano maggiori potenzialita' di cio' che si crede e che sia
possibile evidenziarle adottando metodi didattici e strategie
sempre nuovi in un continuo confronto tra realta' e teoria, che
motivi gli alunni in tutte le fasi dell'apprendimento - scrive la
docente nella presentazione dello studio -. Infatti e' ancora
vivo il pregiudizio che questi ragazzi siano capaci solo di
apprendimenti scolastici elementari e concreti: tale posizione
sottovaluta le loro capacita'". Altri studi sull'apprendimento di
programmi di matematica nelle scuole superiori (svolti in
collaborazione con Nives Benedetti, Elisa Michelini, Elisabetta
Baccarin e Katia Neodo, che hanno svolto tesi di laurea o
specializzazione), hanno coinvolto complessivamente altri 16
studenti.
Alle spalle una laurea in matematica con lode, Martinez ha
svolto in passato ricerche in algebra commutativa, ma dal 1994 si
occupa di didattica della matematica e, piu' in generale, di
problemi dell'apprendimento, soprattutto in persone con
disabilita' intellettiva, in particolare con sindrome di Down e/o
con autismo. Per approfondire meglio questi temi, nel 2008 si e'
laureata in Psicologia sperimentale all'Universita' di Bristol.
Tutto cio' e' avvenuto in seguito alla nascita di suo figlio
nel 1989 e dal conseguente contatto con alcune associazioni
locali e altri genitori di ragazzi Down. "Da madre ho iniziato a
occuparmi dell'aspetto educativo con un approccio che, per
vocazione, era un po' piu' scientifico rispetto alla norma.
Quindi ho cominciato ad affiancare al mio lavoro questi studi,
finche' non hanno preso il sopravvento". Il progetto di
apprendimento vero e proprio e' nato grazie all'interesse di
un'altra madre, che le chiese di aiutare le insegnanti del
proprio figlio alle scuole superiori.
Particolarmente significativo e' stato l'incontro con Nives
Benedetti, allora insegnante specializzanda per il sostegno, e
con Francesca, una sua studentessa con sindrome di Down della
provincia di Treviso: "Francesca era un'allieva promettente,
cosi' Nives ha provato a insegnarle le equazioni e la risoluzione
dei problemi. In seguito Nives, che aveva scelto di diventare
insegnante di sostegno, e' riuscita a insegnarle anche elementi
di geometria analitica, esponenziali e logaritmi, applicandoli al
programma scolastico di scienza dell'alimentazione e di gestione
aziendale. Francesca e' cosi' riuscita a fare calcoli sulle
diete, sugli interessi di capitale e sul leasing". Benedetti e'
riuscita poi a interessare alla matematica anche un'altra
studentessa con sindrome di Down molto piu' problematica e a
estendere anche a lei alcuni dei risultati ottenuti con
Francesca, "dimostrando che in tutti i casi si puo' insegnare
qualcosa di interessante, senza rimanere solo sulle nozioni
fondamentali, cui puo' provvedere la calcolatrice che tutti
questi studenti hanno imparato a usare con destrezza". Tuttavia,
"e' difficile diffondere i risultati di questi studi perche' la
gente, anche all'estero, e' scettica" - conclude Martinez -. Io
invece vorrei lanciare un messaggio, cioe' che anche i programmi
delle scuole superiori possono essere adattati a studenti con
sindrome di Down".
(Wel/ Dire)