LA RELAZIONE ANNUALE DEL MINISTERO DELLA SALUTE AL PARLAMENTO
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 13 lug. - Aumentano le coppie
che si sottopongono ai trattamenti di fecondazione assistita, i
cicli iniziati, le gravidanze ottenute e i bambini nati, che nel
2008 superano per la prima volta la soglia dei diecimila,
considerando tutte le tecniche di Pma, di I, II e III livello. E'
quanto emerso dalla relazione annuale del ministero della Salute
al Parlamento, proprio sull'applicazione della legge 40 in
materia di procreazione medicalmente assistita. I dati relativi
al 2008, cioe' antecedenti alla sentenza della Corte
Costituzionale n.151/2009, confermano il trend degli anni
precedenti. In particolare, per quanto riguarda le tecniche a
fresco di II e III livello, i cicli iniziati nel 2008 hanno
mostrato un ulteriore incremento rispetto all'anno 2007 (44.065
cicli iniziati nel 2008 contro 40.026 cicli iniziati nel 2007),
le gravidanze ottenute sono 8847 nel 2008 contro 7854 nel 2007, i
bambini nati 7.492 nel 2008 contro 6.486 nel 2007. Purtroppo
anche nel 2008 si assiste ad un ulteriore incremento dell'eta'
delle donne che accedono alle tecniche di Pma, che si riflette
negativamente sui risultati delle tecniche stesse: aumenta
infatti l'eta' media delle pazienti che passa a 36,1 anni nel
2008; al di sopra del corrispettivo dato europeo che, per il
2005, si attesta ad un valore di eta' media di 33.8 anni. E' ben
noto come gli esiti positivi delle procedure siano in rapporto
all'eta' delle donne, e in Italia ben il 26,9% dei cicli - uno su
quattro - e' effettuato da pazienti con eta' superiore ai 40
anni: anche questo dato e' in aumento rispetto al 2007, quando
era il 25.3%.
"La relazione annuale del Ministero della salute
sull'applicazione della legge 40 in materia di procreazione
medicalmente assistita, depositata in Parlamento - ha commentato
il Sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella - ci dimostra che
questa e' una legge che funziona. Nel 2008, infatti, sono
aumentati sia i cicli sia le gravidanze sia i bambini nati, che
hanno superato quota 10.000. A chi, plaudendo la decisione
dell'Alta corte tedesca di autorizzare la diagnosi preimpianto,
vorrebbe introdurla anche in Italia e distruggere la struttura
equilibrata di questa legge rispetto a tutti i soggetti
coinvolti, vorrei ricordare che a tutt'oggi - prosegue Roccella -
la diagnosi preimpianto mantiene un ampio margine di errore e che
non ci sono sufficienti studi di follow-up per garantire la
sicurezza e l'efficacia della pratica. Inoltre, a chi dice che
attraverso la diagnosi preimpianto si possono evitare aborti
tardivi dovuti alla scoperta di patologie del bambino, suggeriamo
di verificare i dati. In Gran Bretagna, per esempio -conclude il
Sottosegretario - uno dei Paesi europei in cui e' piu' ampia la
possibilita' di ricorrere diagnosi preimpianto, le percentuali di
aborti dopo la fecondazione assistita sono molto simili a quelle
italiane".
(Wel/ Dire)