L'ESPERIENZA DI GIULIO SIMEONE.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 6 lug. - 'Scacchi e
disabilita'. Esperienze e proposte per un percorso di
integrazione sociale' e' il tema del convegno che nella mattinata
di domani si terra' a Terrasini, in provincia di Palermo, su
iniziativa dell'associazione scacchistica monrealese, in
collaborazione con l'associazione scacchisti ciechi italiani e
l'Ente nazionale sordomuti di Palermo. Il convegno e' nell'ambito
delle iniziative del 23° campionato nazionale giovanile di
scacchi (under 16) iniziato proprio oggi nelle sale di "Citta'
del mare" di Terrasini e che proseguira' fino al 10 luglio.
Dicono i promotori che gli scacchi sono, probabilmente, l'unica
disciplina ludico-sportiva che consente una reale integrazione
tra "normodotati" e disabili, permettendo un confronto diretto e
prevedendo la partecipazione degli scacchisti disabili alle gare
"normali". Insomma, una disciplina che consente alle persone con
disabilita' di mettersi in gioco senza barriere. A confermare
queste parole con l'esperienza e' Giulio Simeone, 37 anni,
disabile dalla nascita: "Al momento di venire alla luce mi e'
mancato l'ossigeno per qualche secondo ... cio' ha provocato
danni in vari punti del sistema nervoso centrale", racconta.
E' intorno ai diciotto anni che Giulio ha cominciato a scoprire
il mondo degli scacchi: "Di fronte alla scacchiera io sono uguale
in tutto e per tutto ai miei avversari ... la mia mano sinistra
si muove in modo quasi normale, e pertanto per effettuare la
mossa e schiacciare l'orologio impiego praticamente lo stesso
tempo di uno scacchista normodotato ... probabilmente impieghero'
qualche centesimo di secondo in piu' a mossa, ma nei tornei a
cadenza lenta ad ogni giocatore viene concessa almeno un'ora e
mezza a partita e pertanto la differenza con gli scacchisti
normodotati e' quasi irrilevante". Spiega Giulio: " Gli scacchi
concettualmente non sono uno sport, ma da qualche anno sono
riconosciuti dal Coni. Tra l'altro, la possibilita' di
socializzare e' molto alta, e ora che ci sono Internet e Facebook
spesso chi ha giocato una partita continua a parlarne giorni e
giorni, un po' come succede con le partite di calcio".
Gli scacchi rappresentano uno spazio dove sono perfettamente
uguale agli altri: per intenderci, io per strada vedo camminare
le persone cinque, dieci volte piu' velocemente di me, davanti
alla scacchiera invece ho esattamente le stesse possibilita' di
un'altra persona, e questo e' molto importante dal punto di vista
psicologico. Probabilmente e' anche per questo che alla fine di
un torneo di scacchi il mio umore e' quasi sempre migliore
rispetto all'inizio ...". "Il piacere della competizione c'e'
tutto - dice ancora Giulio -, lo stimolo a migliorarsi e' molto
forte, io sono progredito soprattutto analizzando le mie partite
e i miei errori. Oggi, a trentasei anni, ho un lavoro fisso, una
casa, problemi economici non ne ho, e quindi ho la possibilita'
dedicarmi a questa disciplina senza troppi sensi di colpa. La
dimensione delle 64 caselle, pertanto, rappresenta uno spazio
dove la persona disabile e' perfettamente uguale agli altri e gli
scacchi sono senza dubbio uno dei modi migliori di svolgere
attivita' agonistica".
(Wel/ Dire)