(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 11 giu. - "In Italia,
nonostante la normativa vigente garantista agli stranieri
l'assistenza sanitaria, la mancanza di informazioni chiare e il
timore di un contatto con le strutture pubbliche rischiano di
tradursi per gli immigrati in difficolta' a sottoporsi a misure
preventive e ad accertamenti clinici finalizzati a diagnosi
tempestive, adeguate e monitorate". È quanto ha messo in evidenza
l'Istituto superiore di sanita' che stamattina ha presentato in
un convegno in corso a Roma i risultati del progetto "Migrazioni
e Salute" promosso e finanziato dal ministero della Salute
coordinato dall'Istituto superiore di sanita'. Il progetto,
avviato nel 2008, terminera' a luglio di quest'anno e ha visto
impegnate l'azienda ospedaliera Sant'Andrea di Roma,
l'universita' Sapienza, Labos e l'area sanitaria della Caritas
romana, coinvolgendo anche gli assessorati alla salute e alle
politiche sociali di regioni e province.
Dai lavori del progetto emerge come per i maschi immigrati, le
cause piu' frequenti di ospedalizzazione in regime ordinario sono
le fratture e i traumatismi, l'appendicite acuta e le bronchiti
soprattutto tra gli immigrati provenenti dai Paesi a forte
pressione migratoria. Tra chi invece proviene da paesi a
'sviluppo avanzato' prevalgono le patologie cardiache. Per quanto
riguarda i ricoveri in Day-hospital prevalgono gli accessi per
chemioterapia e per gli stranieri provenienti dai paesi con forti
flussi migratori le malattie infettive. Nelle donne, invece, la
causa piu' frequente di ricovero ordinario e' rappresentata dal
parto e da altri motivi riconducibili alla salute riproduttiva,
soprattutto per quanto riguarda gli immigrati provenenti dai
Paesi a forte pressione migratoria. Per le altre donne immigrate
sono maggiormente rilevate le patologie croniche, come
l'insufficienza cardiaca e l'artrosi. In Day-hospital, pero' si
conferma il dato relativo alle interruzioni di gravidanza che, in
riferimento alle donne immigrate da paesi piu' poveri,
rappresentano il 41% di tutti gli accessi, contro il 4%
registrato per le donne provenienti da paesi a sviluppo avanzato.
Sempre per quanto riguarda il parto, dall'analisi dei dati CeDap
(Centro di assistenza al parto), spiega ancora lo studio, emerge
che "le donne provenienti dai paesi a forte pressione migratoria
che partoriscono in Italia sono piu' a rischio di avere un
accesso ritardato alle cure rispetto alle donne dei Paesi
sviluppati. Il rischio diminuisce con l'eta', indipendentemente
dalla provenienza. Casalinghe e disoccupate sono piu' a rischio
rispetto alle donne occupate. Anche la bassa scolarita' e'
connessa a un maggior rischio".
Per quanto riguarda invece le malattie sessualmente
trasmissibili, lo studio ha messo in evidenza come dal 1990 al
2008 ci sono state circa 18 mila segnalazioni di caso a carico di
persone non italiane. "La popolazione annua - spiega lo studio -
tra gli stranieri per lo piu' europei e africani, e' passata dal
10% nel periodo fino al 1994 al 35% del 2008, dato interpretabile
alla luce del forte incremento demografico registrato nel
medesimo periodo a carico della popolazione immigrata presente in
Italia". Dallo studio emerge come l'immigrato con malattie
sessualmente trasmissibili sono prevalentemente eterosessuali,
con bassa scolarita', poco propensi all'uso di droghe (sono
l'1,2%) e che in un caso su cinque hanno avuto una malattia del
genere gia' in passato. "In particolare, piu' che negli italiani
viene diagnosticata la gonorrea (9,3% rispetto al 4,1%), la
sifilide latente (15,6% contro il 6.9%), infezione da clamidia
(8,1% contro il 5,7%). L'infezione ha Hiv, invece risulta minore
rispetto agli italiani, (5,3% contro l'8,8%). A giocare un ruolo
rilevante nella salute dei migranti la relazione tra stress e
aspetto immunitario. "Da una prima analisi - spiega lo studio -
emerge come una quota consistente di persone con immunodeficienza
non correlabile ad infezione da Hiv sfugge alla diagnosi o vi
giunge con consistente ritardo, sviluppando patologie che
potrebbero essere prevenute con una diagnosi precoce".
(Wel/ Dire)