(DIRE - Notiziario Sanita') Palermo, 4 feb. - Con la precisa
volonta' di non abbandonare i pazienti e familiari, gli operatori
qualificati del Cea di Palermo, l'unico Centro Alzheimer della
Sicilia occidentale, guidati dal suo responsabile Gaetano
Lisciandra, hanno deciso ugualmente di continuare la loro
attivita' di assistenza diurna anche a titolo gratuito. Dal mese
di ottobre, infatti, da quando e' scaduta la convenzione con la
provincia, il Cea di Palermo ha continuato ad offrire assistenza
diurna a circa 15 pazienti. Gli unici soldi che in tutto questo
tempo sono arrivati sono stati solo 4 mila euro, donati a titolo
personale dal presidente dell'Ars Francesco Cascio. Grazie a
questa cifra il centro ha ripreso la sua attivita' il 28 gennaio
e riuscira' ad andare avanti fino al 5 marzo prossimo.
"L'ennesimo appello alle istituzioni e' che si rendano
responsabili delle gravi situazioni che si sono create -
riferisce Gaetano Lisciandra - non ultimo i decessi e alcuni
peggioramenti di pazienti a cui non abbiamo potuto garantire per
la mancanza di fondi il tipo di assistenza che prima garantivamo".
Dal 2004 il funzionamento della struttura, che potrebbe dare
assistenza circa 50 pazienti, e' avvenuto soltanto a singhiozzo
attraverso la convezione con la provincia. "In citta' ci sono
circa 6 mila casi di Alzheimer - sottolinea ancora Gaetano
Lisciandra -. Molti si rivolgono al nostro centro ma per mancanza
di aiuti da parte delle istituzioni non possiamo rispondere ai
loro bisogni. E' assurdo poi che i nostri operatori debbano
continuare a lavorare a titolo gratuito". I familiari dei
pazienti ospitati hanno costituito un comitato, lanciando in
tutto questo tempo diversi appelli alle istituzioni, ai politici
e manager dell'Asp 6 nella speranza di trovare possibili
soluzioni. Inoltre sul versante normativo l'assessore regionale
alla Sanita', Massimo Russo, non ha ottemperato a quanto
stabilisce la legge regionale n°19 del 22/12/05 al comma 13. "Per
le finalita' di assistenza dei pazienti colpiti da Alzheimer -
riporta la norma - l'assessore regionale alla Sanita' attribuisce
alle aziende unita' sanitarie locali una quota vincolata pari ad
almeno lo 0,1% dell'assegnazione finanziaria".
Fra le possibilita' in campo si attendono gli esiti del bando
emanato dall'Asp 6 che dovrebbe, attraverso la legge 328,
destinare al centro altro personale qualificato: 3 psicologi, 3
amministrativi, 2 infermieri, 1 educatore professionale, 4
operatori socio-sanitario e 1 autista. "Purtroppo, in questo caso
non potro' garantire la continuita' del posto di lavoro al
personale che in questo momento mi opera a titolo gratuito -
precisa Lisciandra -. Non avendo alcuna voce in capitolo nella
scelta di chi arrivera', purtroppo gente nuova sostituira' quello
gia' esistente che perdera' il lavoro che svolgono dal 2004".
"Continuo a fare quello che ho sempre fatto nonostante tutto
quello che e' successo ben consapevole che perdero' il posto di
lavoro - dice con rammarico Giovanna Cardinale, educatrice del
Cea - . Mi dispiace doverlo dire ma so benissimo che, essendo una
figlia di un semplice ferroviere e non avendo alle spalle
nessuno, non saro' io a ricoprire il novo incarico di educatore
che ricopro dal 2004".
Intanto proseguono le iniziative previste in programma
all'interno del Centro. La provincia ha contribuito insieme alla
Federazione nazionale Alzheimer ad attivare dal 28 gennaio un
laboratorio di danzaterapia e, a partire da oggi, un laboratorio
di musicoterapia. "Si tratta di iniziative importanti - continua
Lisciandra - perche' si inseriscono nella terapia non
farmacologia riconosciuta a livello internazionale per la sua
efficacia e il beneficio che ne traggono i malati di Alzheimer".
A causa del periodo in cui il Cea non poteva piu' garantire la
sua assistenza la moglie di un malato di Alzheimer, e' stata
costretta tramite i servizi sociali del comune ad inserire il
marito all'interno di una casa di riposo. "Sto pagando sulla mia
pelle il prezzo dell'immobilismo delle istituzioni - si sfoga
Giovanna Zaffuto -. Mio marito da quando si trova in questo posto
non ha le attenzioni adeguate e specifiche alla sua malattia
perche' anziche' in una casa di cura me l'hanno portato in una
casa di riposo" . Il marito della signora si trova all'interno di
una casa di riposo per anziani che non ha il personale specifico
per trattare chi ha patologie mentali. Attualmente all'interno di
questo istituto su 34 ospiti , 5 sono i casi di persone che
invece avrebbero bisogno di cure in strutture specifiche. (Dires
- Redattore Sociale)
(Wel/ Dire)