DOPO EPISODIO S.FILIPPO NERI. "QUALCUNO RAGIONI SE ANCORA PUÒ"
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 9 dic. - Rodolfo Vincenti,
presidente dell'Associazione chirurghi ospedalieri italiani
(Acoi), dopo i fatti dell'ospedale San Filippo Neri di Roma,
torna a denunciare "il clima ormai divenuto non piu' sopportabile
in tema di rischio clinico correlato al trattamento di malattia".
E lo fa proprio dopo l'episodio accaduto nel nosocomio dalla
capitale, dove i genitori di un ragazzo in attesa
dell'asportazione della milza, aggrediscono i medici alla notizia
della morte del figlio nel corso dell'intervento chirurgico al
quale era stato sottoposto.
"Il drammatico episodio- spiega Vincenti- ha chiaramente
scatenato i media che, forti della propria insostituibile
mission, hanno riportato la notizia". E per il presidente Acoi,
"nessuno ricorda che da anni siamo in prima linea nell'impegno a
fornire formazione e competenze a tutti i chirurghi nella
gestione relativa alla riduzione del rischio clinico. A
differenza di altre istituzioni- dice- noi facciamo! Il 'Progetto
Qualita' e Sicurezza nel Blocco Operatorio' lo testimonia. Se ne
incominciano ad apprezzare i risultati, ma nessuno li analizza
compiutamente. Oggi i pazienti sono ancora piu' sicuri di un
tempo ed il merito e' anche nostro". La morte di un giovane,
ricorda il chirurgo, "e' sempre una notizia degna di essere
riportata. E' la modalita' che ci inquieta".
"Da tempo, da troppo tempo- denuncia Vincenti- segnaliamo,
inascoltati, che sia giunto il momento per tutti gli attori della
sanita' di fare un passo indietro ed analizzare il problema con
visione ampia e quanto piu' realistica possibile. Leggere quanto
si legge oggi sui quotidiani, direi nessuno escluso, e'
incompatibile con la corretta informazione". Il presidente dei
chirurghi ospedalieri, poi, prosegue la sua disamina mettendo
duramente in chiaro gli aspetti piu' allarmanti della vicenda:
"Con tutto il doveroso rispetto per i familiari soggetti della
tragedia- dice- che nel momento di grave sconforto parlano di
omicidio, di ottima salute del giovane figliolo, di 'banale'
intervento e con tutta l'umana comprensione per chi, di fronte
alla malattia, vuole vedere la speranza, minimizzando la realta',
non possiamo altro che tuonare contro coloro che, ad ogni minimo
sospetto utilizzano termini di impatto mediatico micidiali: tutto
e' ormai 'malasanita'', 'errori medici', nulla e' piu'
'malattia', 'terapie a rischio consapevole'. Non si muore piu'
per malattia, ma per 'errore' di qualcuno! Il medico, il chirurgo
in particolare, per esprimere al meglio la propria
professionalita' deve garantire la propria preparazione (ed in
Italia possiamo dire che tale requisito e' ai massimi livelli) ,
ma deve aver garantita la serenita' con la quale rendere al
massimo". Il chirurgo, l'anestesista in alcune situazioni, per
Vincenti, "sono come il pilota di F1: massima attenzione ,
esperienza, serenita' per giungere al traguardo".
E prosegue: "Non e' possibile che nessuno abbia riportato che
la chirurgia del San Filippo Neri, e tutti i servizi correlati,
rappresentano un centro di eccellenza ai massimi livelli, e,
ancor di piu', che la Talassemia major e' stata, sino a pochi
anni fa malattia gravissima non compatibile con lunghe
sopravvivenze e che oggigiorno, con tutte le piu' moderne terapie
e' ancora inguaribile. I danni che il ferro liberato dalla
distruzione dei globuli rossi e dalle indispensabili trasfusioni,
provoca in tutti gli organi (ed in particolare nel cuore) sono la
causa della morte che, purtroppo, ancora oggi avviene in eta'
giovanile (mediana 35 anni). Basterebbe che il giornalista, prima
di indossare cappa e spada, aprisse uno qualsiasi dei siti delle
numerose Associazioni contro le malattie rare ('Piera Cutino',
'Leonardo Giambone', 'ATDL' e tante altre), per avere un minimo
di infarinatura di conoscenza utile soprattutto a coloro che poi
leggono l'articolo e cosi' scoprirebbe che il rischio operatorio
di questi malati e' rischio alto (trombosi , embolia, stroke,
cardiopatia acuta ecc). E' bene per tutti, cittadini e medici,
che si faccia chiarezza sulla differenza che passa tra
'complicanza' ed 'errore'.
Infine, il presidente Acoi avverte: "La violenza privata, i
tentativi di linciaggio non potranno che apportare una voragine
comunicativa tra medico e paziente". "Che qualcuno ragioni, se
ancora puo'", e' l'appello di Vincenti, "sul perche' esistono
stuoli di chirurghi che, potendo, anticipano il momento della
pensione, del perche' gli iscritti alla specializzazione di
chirurgia sono in costante decremento, sul perche' e' sempre piu'
difficile ottenere una copertura assicurativa adeguata, e, per
ultimo, sugli effetti che tale situazione avra' nel breve futuro:
fuga dalla professione medica. Vorra' dire che noi malati saremo
finalmente operati da giornalisti".
(Wel/ Dire)