(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 27 apr. - L'industria biotech
continua a crescere nonostante la crisi economica. Sono 319 le
imprese, per lo piu' costituite tra la fine degli anni '90 e
l'inizio del 2000, originate prevalentemente come start-up (nel
53% dei casi) e spin-off accademici (24%); predominano le
cosiddette "pure biotech", 187 imprese, che hanno nelle
biotecnologie il proprio core business: tra queste spiccano le
micro (41%) e le piccole realta' (27%). Emergono per numerosita'
le aziende dedicate alla cura della salute (red biotech), ben 197
(pari al 61% del totale), dato in linea con la media europea,
mentre i settori di applicazione white (biotecnologie industriali
- 7%) e green (biotecnologie agro-alimentari - 13%), rivelano un
peso percentuale superiore alla media europea. In Italia le
imprese si concentrano prevalentemente in sei Regioni: Lombardia
(36% del totale delle imprese), Piemonte (12%), Toscana (9%),
Veneto (8%), Sardegna (7%) e Lazio (6%). Gli addetti sono oltre
50.000, di cui 5800 impegnati in attivita' di Ricerca & Sviluppo.
Ll fatturato ammonta a 6,8 miliardi di euro, e gli investimenti
in R&S a 1,1 miliardi. Questi, in sintesi, i numeri del biotech
italiano contenuti nel Rapporto Ernst & Young - Assobiotec
"Biotecnologie in Italia 2010", realizzato in collaborazione con
Farmindustria e l'Istituto nazionale per il Commercio Estero
(ICE), presentato ieri a Milano. Il Rapporto offre una aggiornata
fotografia del comparto biotecnologico, analizzandone i trend di
sviluppo e i settori emergenti, oltre che i punti di forza e di
debolezza.Il comparto biotecnologico vede crescere notevolmente
la propria capacita' di innovare, come dimostrano i 233 progetti
e prodotti in sviluppo (di cui 89 in fase di sviluppo preclinico
e 144 in clinico), che trovano applicazione terapeutica nelle
aree dell'oncologia (36% dei prodotti), dell'infiammazione e
malattie autoimmuni (15%) e della neurologia e malattie infettive
(entrambi 11%). A questi si aggiungono ulteriori 69 progetti in
fase early-stage (o "discovery"), che rappresentano una
interessante promessa per il settore per i prossimi anni, e che
fanno salire a 302 i progetti e prodotti italiani
complessivamente in sviluppo. "Il biotech italiano puo' oggi
contare su un consistente numero di imprese che continuano a
crescere e a generare valore e occupazione, nonostante la
difficile congiuntura economica e l'assenza di idonei incentivi
fiscali per la crescita dei settori maggiormente innovativi.
Tanto e' vero che il Rapporto evidenzia come l'Italia si sia
finalmente posizionata al livello dei competitor europei"
commenta Roberto Gradnik, presidente di Assobiotec,
l'Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie, che
fa parte di Federchimica. "C'e' un legame indissolubile tra
biotech e imprese del farmaco - ha affermato Sergio Dompe',
presidente di Farmindustria - con effetti positivi su ricerca,
sviluppo di nuove competenze, imprenditorialita', occupazione e
produzione. È anche grazie alle biotecnologie se oggi si possono
prevenire e curare un numero crescente di patologie, come quelle
tumorali e alcune di quelle rare. Una realta' dinamica e vitale
di aziende che ha portato all'identificazione, come rilevato
dallo studio, di 233 prodotti biotech in sviluppo, la maggior
parte dei quali in fase clinica. Il red biotech e la sua rete non
producono solo "piu' salute", ma richiamano anche nuovi
investimenti dall'estero."
(Wel/ Dire)