(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 27 apr. - Dieci anni sono
passati da quando i leader mondiali dei 27 Stati membri
del'Unione europea: era l'8 settembre. In quella occasione e'
stata adottata la Dichiarazione del Millennio che afferma: "Noi
non risparmieremo i nostri sforzi per liberare i nostri simili,
uomini, donne e bambini, dall'abietta e disumanizzante condizione
della poverta' estrema, alla quale sono attualmente soggetti
oltre un miliardo di esseri umani. Noi ci impegniamo a rendere il
diritto allo sviluppo una realta' per ogni uomo e ogni donna e a
liberare l'intero genere umano dalla necessita'. In qualita' di
leader, pertanto, abbiamo un dovere verso tutti i popoli del
pianeta, specialmente quelli piu' vulnerabili e, in particolare,
verso le bambine e i bambini del mondo intero, ai quali
appartiene il futuro".
Gli Obiettivi del millennio che sono stati assunti per la salute
dell'umanita' erano l'impegno di ridurre la mortalita' infantile
sotto i cinque anni e la mortalita' materna, di garantire
l'accesso universale alla salute riproduttiva nonche' di
arrestare la diffusione di Hiv/Aids, malaria e altre malattie
entro il 2015. Oggi - avverte l'Aidos che stamattina presenta il
Rapporto "Azione per la salute globale - 2010 conto alla rovescia
per gli obiettivi di sviluppo del millennio per la salute" - sono
rimasti soltanto cinque anni per raggiungere questi obiettivi e
l'anno in corso, il 2010, deve essere decisivo.
Ma a che punto siamo? Quanta strada si e' fatta in questi dieci
anni? Dal 2000 la situazione non e' molto migliorata, spiega il
Rapporto: ogni minuto una donna muore per complicazioni legate
alla gravidanza e al parto - dal 1990 ad oggi non ci sono stati
progressi significativi nella riduzione della mortalita' materna;
ogni giorno circa 29.000 bambini muoiono prima di aver compiuto i
cinque anni - nella stragrande maggioranza dei casi per cause che
potrebbero essere facilmente prevenute; ogni anno la tubercolosi,
l'Hiv/Aids e la malaria uccidono oltre cinque milioni di persone
- con un costo di milioni di dollari per le economie di paesi
gia' poverissimi. Agire e' un dovere e un obbligo morale - viene
detto nel Rapporto -: queste morti rappresentano un'enorme
violazione al diritto universale alla salute, che tutti gli stati
sono vincolati a rispettare. Piu' e piu' volte i governi dei
paesi industrializzati come quelli dei paesi in via di sviluppo
hanno assicurato il loro impegno politico e il loro sostegno
finanziario alle politiche per la salute. Ai paesi ricchi
costerebbe solo un decimo dell'un per cento del loro Prodotto
interno lordo aiutare i paesi piu' poveri, che sono anche quelli
colpiti piu' duramente dalla crisi finanziaria globale.
(Wel/ Dire)