(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 27 apr. - Nell'ambito delle
attivita' per promuovere la qualita' e la sicurezza delle cure,
di recente il ministero della Salute ha pubblicato un manuale che
comprende le linee guida e la checklist, elaborate
dall'Organizzazione mondiale della Sanita' (Oms), nell'ambito del
programma "Safe Surgery Saves Lives", adattate al contesto
nazionale. I documenti sono stati predisposti con il contributo
dei professionisti operanti in sala operatoria. Tra le
associazioni Acoi, Sic, Fnomceo, Ipasvi. Obiettivo del manuale,
rivolto ai manager del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) e a
tutto il personale delle e'quipe chirurgiche, e' di migliorare la
qualita' e la sicurezza degli interventi chirurgici eseguiti nel
Ssn attraverso la diffusione di raccomandazioni e standard di
sicurezza e l'adozione della Checklist per la sicurezza in sala
operatoria nel corso di tutte le procedure chirurgiche. Ma la
realta' italiana, anche in questo caso, mostra la frammentarieta'
dei servizi sanitari sul territorio. Esistono realta' che, ancor
prima delle linee guida, applicavano gia' ad esempio la Checklist
ed altre che, nonostante le raccomandazioni del ministero e
dell'Oms, ad oggi non le hanno ancora recepite. "Non c'e'
uniformita' di amministrazione, e' evidente soprattutto tra Nord
e Sud - commenta Silvano Vitale, Direttore di II° livello dell'
Orl dell'Ospedale V.Fazzi di Lecce - il ministero attraverso le
linee guida ha voluto stimolare a che le cure siano cucite
addosso la paziente, questo non accade ovunque e nello stesso
modo." Italia, dunque, ancora divisa, ma anche fanalino di coda
rispetto all'Europa. " In Inghilterra - sottolinea Vitale- le
linee guida sono state recepite gia' dal 2009." L'Oms, per la
divulgazione delle linee guida, composte da 16 obiettivi da
raggiungere in ogni azienda ospedaliera, ha previsto una
organizzazione piramidale, secondo la quale gli Stati, una volta
ricevute, appunto dall'Oms, devono divulgarle alle realta' locali
che hanno il compito di applicarle. Ed e' proprio qui che il
percorso si ferma. "Le reazioni delle aziende ospedaliere locali
- riprende Vitali - possono essere di due tipi: o quella del
normale e istantaneo recepimento, con la messa in pratica e
l'adeguamento alle raccomandazioni, oppure come e' accaduto e
accade per qualcuno, se ne conosce l'esistenza, ma sono ben
riposte nel cassetto." Eppure, secondo l'esperto, "un primo passo
sarebbe quello di prenderle in considerazione e formare gli
operatori, ossia l'equipe chirurgica, che e' composta non solo
dai medici ma anche da infermieri. E' importante - aggiunge
Vitali - capire che sono cose di tutti, non puo' esistere un
anello debole della catena." Questo, dunque, contribuisce ad
aumentare il divario tra Nord e Sud nel Paese, perche' chi latita
in questo senso, sono spesso le strutture sanitarie che si
trovano proprio nel Sud del Paese. "Credo che per l'Italia si
possa parlare di ritardo culturale rispetto ad altri Paesi -
riprende - non si capisce l'importanza di avvicinarsi al paziente
e spiegargli tutto quello che gli accadra'. Anche questo fa parte
della cosiddetta medicina difensiva, che non vuol dire difendersi
nelle aule giudiziarie: applicare le linee guida per la sicurezza
e la qualita' vuol dire difendersi dagli errori. Nei Paesi che
hanno gia' recepito le raccomandazioni dell'Oms, facendo un
confronto tra prima e dopo l'ingresso, i parametri di valutazione
del tasso di complicanza, mortalita' post - chirurgica e
infezioni, si sono dimezzati." E nel nostro Paese sara' possibile
raggiungere un tale standard qualitativo? "La speranza e che tra
un anno buona parte degli ospedali abbiano almeno recepito le
linee guida - prosegue l'otorino - A fronte di realta' presenti
in Italia, come l'ospedale di Udine o di Forli', nei quali le
Checklist per la sicurezza in sala operatoria sono attive gia' da
anni, esistono strutture nelle quali non e' possibile neanche
pensare di metterle in pratica, a causa appunto di quel ritardo
culturale. Ma se pensiamo a linee guida trasversalmente
utilizzate in tutto il Paese, allora dico che e' utopia."
(Wel/ Dire)