(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 9 apr. - "L'applicazione della
pillola abortiva, fuori o dentro gli ospedali, si e' trasformata
in un fatto politico. Si vuole scardinare la legge 194, si vuole
modificare la legge sull'aborto attraverso una prassi medica. Si
vuole scaricare l'aborto dalla sanita' pubblica per riportarlo
nel privato". Eugenia Roccella, sottosegretario alla Salute, non
usa mezzi termini e dice la sua nella polemica, ormai infinita,
sull'utilizzo della pillola abortiva, la Ru486, culminata nei
giorni scorsi nella somministrazione ad una donna al policlinico
di Bari. In una intervista a 'Il Giornale', la Roccella accusa il
centrosinistra e difende Luca Zaia e Roberto Cota,
rispettivamente governatori di Veneto e Piemonte, dalle accuse
ricevute: "Nei giorni scorsi Cota e Zaia sono stati attaccati
perche' non volevano adottare la Ru486. Invece sono stati i primi
ad ammettere di voler seguire la legge", mentre i governatori
delle regioni del centrosinistra "non vogliono seguire la prassi
ospedaliera, ma nessuno li ha criticati. Non a caso hanno
adottato la Ru486 prima ancora che l'Aifa la commercializzasse in
Italia".
Il sottosegretario si dice convinto che vogliono scardinare la
194 "tutti quelli che si rifiutano di somministrare la Ru486 in
regime di ricovero, cioe' le regioni amministrate dal
centrosinistra come la Toscana, la Puglia, l'Emilia Romagna".
Anche perche' gli enti locali possono rifiutarsi di applicare le
linee guida stabilite dal ministero della Sanita': "Purtroppo
si'. Le regole ministeriali sono propositive e vanno approvate
poi dalla conferenza Stato-Regioni all'unanimita'. E staremo a
vedere se ci sara'. Ma se qualcuno si rifiuta di seguire quanto
e' stato stabilito, si assume la responsabilita' di quello che fa
e dovra' dire chiaro e tondo che il parere del Consiglio
superiore di sanita' non vale niente".
Il caso della donna in Puglia ha rilanciato la questione sul
ricovero o del day hospital: "L'assunzione in day hospital e'
pericolosa. L'espulsione dell'embrione non si sa bene quando
avviene e il rischio di emorragie e' altissimo. In Inghilterra
sono morte cinque donne; in Svezia una trentenne l'hanno trovata
dissanguata sotto la doccia. La paziente pugliese ha scelto di
tornarsene a casa assumendosi tutti i rischi? Non voglio entrare
nel caso singolo. Penso che il problema non sia la scelta della
donna, ma i suggerimenti di chi le sta intorno. I medici? Non
solo. Le indicazioni generali condizionano la paziente. Il
governatore, gli assessori, i medici. C'e' una responsabilita'
collettiva di tutti gli organi sanitari regionali. E se il
ginecologo spiega alla donna che non ci sono rischi e che puo'
tornarsene a casa, ovvio che lei e' tranquilla e segue i suoi
consigli".
Per la Roccella c'e' il rischio di aborto a domicilio, "che
non e' contemplato dalla legge. Noi non vogliamo l'aborto a
domicilio, sia chiaro. Chi invece lo vuole, cioe' la sinistra,
deve avere il coraggio di portare una modifica in Parlamento
senza stravolgere le regole attraverso una strisciante prassi
medica". Per avere chiara la situazione il ministero della Salute
sta facendo una sorta di sondaggio nelle strutture sanitarie:
"Abbiamo dato delle indicazioni- dice- ora abbiamo lanciato un
monitoraggio per sapere come si applica in ogni regione la
pillola abortiva, come si somministra, dove avviene l'espulsione
dei feti se in ospedale o a casa". Tutto questo servira' per
capire "se ci sono strutture sanitarie che tendono a fare
diventare l'aborto un fatto privato".
In chiusura il sottosegretario ricorda: "Il ministro Sacconi
l'aveva detto alla Ue: la Ru486 si puo' introdurre solo se vie
somministrata in ospedale". Se qualcuno non sara' d'accordo
"verra' fatto qualche intervento legislativo: senza ricovero per
l'assunzione della Ru486 non si rispetta la 194".
(Wel/ Dire)