(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 9 apr. - Esiste un diritto
delle coppie ad avere un figlio? Per la Corte di Strasburgo la
risposta e' si'. La Corte europea, infatti, sanziona le norme
nazionali che vietano, senza eccezioni, la fecondazione
eterologa. L'associazione Hera per la ricerca, la prevenzione e
la cura dell'infertilita', Cittadinazattiva Regione Toscana e Sos
infertilita', a tale proposito intendono presentare una serie di
ricorsi contro questo divieto da presentare ai tribunali e poter
procedere alla modifica davanti alla Corte Costituzionale. Con la
sentenza depositata 1 aprile 2010, dunque, la Corte di Strasburgo
ha dichiarato che le legislazioni nazionali che vietano la
fecondazione eterologa, violano l'articolo 8 della Convenzione
europea sui Diritti dell'Uomo. Nello specifico il pronunciamento
della Corte di Strasburgo sanziona la legge austriaca sulla
'Procreazione medicalmente Assistita' (PMA), che non consente la
fecondazione eterologa. Una situazione identica a quella della
legislazione italiana, dove l'art. 4 della legge 40 del 2004
vieta in modo assoluto e senza spazi d'interpretazione, la
possibilita' per le coppie di poter ricevere la donazione di un
gamete.
"Una norma, quella contenuta nella legge 40, che penalizza in
maniera gravissima tante coppie che vengono discriminate rispetto
all'accesso a pratiche mediche esistenti ed efficaci per
risolvere un loro problema riproduttivo- afferma Antonino
Guglielmino, direttore dell'Unita' di medicina della riproduzione
del centro Hera di Catania- E' ad esempio il caso in cui la donna
e' in menopausa precoce, oppure uno dei due componenti la coppia
e' sterile a causa di un tumore o di una malattia genetica".
Per l'avvocato Maria Paola Costantini del collegio di difesa
dei pazienti dell'Associazione Hera di Catania, "la sentenza
della Corte di Strasburgo e' rilevante perche' invita gli Stati
Europei ad adottare legislazioni non discriminatorie, ed a
riconoscere il diritto alla vita familiare." La Corte europea,
dunque, potrebbe aprire una serie di speranze e di possibilita'
anche per i pazienti italiani. "Sulla base dell'art.117 della
Costituzione Italiana i diritti e la giurisprudenza della Corte
dei Diritti dell'Uomo sono parte dell'Ordinamento del nostro
paese - sostiene Marilisa D'Amico, ordinario di diritto
costituzionale alla Statale di Milano e membro del collegio di
difesa di Hera - Ora e' compito del Parlamento cambiare la legge
40 su questo punto, oppure saranno ancora una volta le coppie e
le loro organizzazioni ad inserire elementi di civilta' e di
ragionevolezza nel nostro paese, cosi' come e' successo, sempre
per la legge 40, con ricorsi promossi dalle coppie che hanno
portato la modifica dell'art. 14 mediante l'intervento della
Corte Costituzionale." Hera, dunque, forte del pronunciamento
della Corte di Strasburgo, e' pronta a dar battaglia attraverso
una campagna di ricorsi giudiziari per cancellare il divieto
sulla donazione di gameti.
(Wel/ Dire)