(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 29 set. - E' ricorrente la
critica dei proprietari di animali da compagnia per l'elevato
costo dei farmaci veterinari. Critica che deriva dal fatto che
molto spesso i corrispondenti farmaci di umana costano
decisamente meno. Da questo deriva la richiesta di poter
utilizzare farmaci di umana indipendentemente dal fatto che lo
stesso principio attivo sia registrato anche per il settore
veterinario o che esistano per la stessa patologia farmaci
veterinari specifici. "Le ragioni per cui in tutta Europa c'e'
una regolamentazione abbastanza rigida per l'utilizzo di farmaci
umani in veterinaria- si legge in una nota dell'Anmvi,
l'associazione dei medici veterinari italiani- derivano
principalmente da motivi di sanita' pubblica e dalla specificita'
dei farmaci veterinari che li rende estremamente piu' efficaci".
Il fatto che in Italia i farmaci veterinari costino certamente
piu' cari, a volte anche in modo significativo, rispetto a quelli
umani, "deriva principalmente da problemi produttivi e
distributivi". Nel nostro paese il mercato dei farmaci per
animali da compagnia "e' decisamente limitato ed inferiore a
quello di altri paesi europei piu' o meno con lo stesso numero di
cani e gatti, e questo ovviamente aumenta i costi produttivi.
Questa situazione deriva soprattutto da una distribuzione del
farmaco veterinario molto limitata su tutto il territorio
nazionale, che costringe quindi ad un utilizzo del farmaco umano
data la difficolta' di poter recuperare quello specifico. Se poi
consideriamo la differenza di prezzo e' evidente che il problema
diventa difficile da superare".
Da anni l'Anmvi sostiene che "l'unica soluzione per risolvere
il problema -ampliando la distribuzione dei farmaci veterinari
garantendone la reperibilita' e contenendone il prezzo- e' come
in tutti i Paesi europei dare la possibilita' alle strutture
veterinarie di vendere senza limitazioni tutte le specialita'
farmaceutiche veterinarie per animali da compagnia". Sarebbero
subito disponibili quasi 7000 punti vendita qualificati che
garantirebbero la distribuzione in modo capillare su tutto il
territorio nazionale assicurando la possibilita' di curare al
meglio gli animali, con costi per i proprietari che sarebbero
certamente ridotti rispetto a quelli attuali senza dover
ricorrere a farmaci umani con tutti gli abusi ed i rischi che ne
possono conseguire.
"L'unico problema? In Italia ci sono resistenze a concedere ai
veterinari la libera distribuzione dei farmaci veterinari, anche
se questi medicinali- chiude l'Anmvi- corrispondono solo all'1%
del mercato del farmaco nel nostro Paese".
(Wel/ Dire)