A RISCHIO IL 56,3% DEGLI ITALIANI. IL PROGETTO CARDIOLAB.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 29 set. - Dopo sei anni di
attivita', sono stati presentati i risultati del progetto
'Cardiolab', lo studio epidemiologico effettuato su oltre 36.000
persone con lo scopo di determinare il rischio
cardio-cerebrovascolare globale nella popolazione italiana. I
dati raccolti hanno dimostrato che piu' della meta' degli
italiani, il 56,3%, presenta un rischio cardio-cerebrovascolare
medio-alto.
"Al di la' dei dati raccolti, Cardiolab e' importante per
almeno tre motivi- spiega Lidia Rota Vender, presidente
dell'Associazione per la lotta alla trombosi e alle malattie
cardio-vascolari (Alt)- in primo luogo ha il merito di portare la
prevenzione delle malattie cardiovascolari nelle piazze,
raggiungendo la gente in spazi familiari. In secondo luogo, si e'
riusciti a instaurare una forte collaborazione con i medici di
famiglia, che si avvicinano al tema della prevenzione. Molti
specialisti, infatti, si preoccupano della cura delle malattie,
ma si impegnano poco nella promozione di uno stile di vita sano,
che permetta di ridurre la probabilita' di incorrere in un
incidente cardiovascolare".
Gli italiani sembrano aver perso il cosiddetto 'vantaggio
mediterraneo' rispetto agli altri Paesi occidentali. In base
all'indice di massa corporea BMI, infatti, e' risultato che il
44,4% della popolazione e' sovrappeso; il 21,4% e' obeso; il
11,5% soffre di iperglicemia; il 9,3% soffre di diabete (piu'
della meta' ne era all'oscuro); il 36,1% e' affetto da
ipercolesterolemia (40,8% al nord, 26% al sud - nuovi casi
accertati: 26,3%); il 42,3% e' iperteso (e il 19,8% lo ha
scoperto dalle analisi Cardiolab).
L'obiettivo di Alt e del progetto Cardiolab, dunque, e' anche
quello di diffondere informazioni per combattere il problema. "E'
importante valutare il rischio cardiovascolare globale-
sottolinea Giuseppe Mancia, direttore della clinica medica e del
dipartimento di medicina clinica dell'Universita' Milano Bicocca-
perche' l'interazione tra i differenti fattori di rischio
moltiplica la probabilita' di incorrere in eventi cardiovascolari
nei dieci anni successivi allo screening. Spesso, invece, questa
pericolosa correlazione non viene tenuta sufficientemente in
considerazione".
Le regole sono ormai note: migliorare lo stile di vita e
incrementare l'informazione. Dall'analisi dei dati, infatti,
emerge che il 20% delle persone non sapeva di soffrire di
ipertensione o di altre patologie. "E' fondamentale far conoscere
i nemici da combattere- riprende Rota Vender- senza temere di
essere ripetitivi. Ognuno deve capire che e' l'arbitro della
propria vita e deve agire in prima persona soprattutto per
aggiungere qualita' alla vita, e non solo quantita'".
(Wel/ Dire)