(DIRE - Notiziario Sanita') Bologna, 22 ott. - "Continueremo e aumenteremo". Enrico Bassani, segretario Fps-Cisl, ha assicurato che il presidio di ieri davanti a Villa Torri di Bologna dei lavoratori della sanita' privata vedra' presto altre repliche. E, anzi, i sindacati stanno gia' valutando di portare la protesta per il mancato rinnovo del contratto nazionale alla prossima seduta dell'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna. Ieri intanto una cinquantina di dipendenti delle case di cura ha tenuto il sit-in a Villa Torri dove 75 dipendenti su 90 hanno deciso di rinunciare formalmente ai 50 euro di aumento proposti come anticipo sul contratto nazionale che deve ancora arrivare. Tra oggi e domani, fa sapere Marco Simoni della Fp-Cgil, consegneranno alla clinica le firme con cui dicono "no grazie" seguendo l'esempio dei colleghi della casa di cura "Ai colli" che attuano questa forma di protesta da piu' tempo. La prossima settimana, i sindacati esporranno la situazione anche ai consiglieri comunali replicando l'udienza gia' svolta in Provincia e sfociata in un ordine del giorno del Consiglio di Palazzo Malvezzi che chiede di privilegiare, nelle procedure di accreditamento, le cliniche che si spendono a favore del contratto nazionale. E siccome l'accreditamento della strutture sanitarie private dipende dalla Regione ecco spiegato perche' la prossima azione di protesta potrebbe svolgersi in viale Aldo Moro. I sindacati comunque puntano ancora a strappare dei pre-contratti con le case di cura per mettere una pezza alla mancanza degli aumenti salariali nazionali. "In altre parti d'Italia questo e' stato fatto- dice Bassani- quindi non si capisce perche' qui non si possa arrivare a questo risultato; se non ci si arriva la responsabilita' e' solo delle case di cura". Cgil e Cisl poi non hanno digerito che la Conferenza socio-sanitaria abbia lanciato il piano per la riduzione dei tempi d'attesa per le prestazioni mediche e diagnostiche, da 2,5 milioni di euro, sottolineando che saranno coinvolte le strutture private. "Benissimo abbattere i tempi d'attesa, non altrettanto farlo dando soldi pubblici a case di cura che lasciano i dipendenti senza contratto", dice Pino Chiarelli, della Cgil. "Ci ha davvero molto sorpreso vedere che le Istituzioni pubbliche annuncino con tanta leggerezza il coinvolgimento dei privati in un piano da 2,5 milioni di euro mentre i lavoratori delle case di cura sono senza contratto". Come dire, si danno altri soldi a cliniche che gia' risparmiano sul costo del personale. "Bisognerebbe ascoltare le ridivendicazioni di questi lavoratori senno' davvero si rischia di non capire piu' in che regione siamo", aggiunge Bassani. Sulle liste d'attesa, va all'attacco la Lega Nord chiedendo le dimissioni Di Massimo Annichiarico, direttore sanitario dell'Ausl. La Lega ha chiesto dati sulle liste d'attesa e, due settimane fa, ha saputo di non poterli avere "stante la complessita' delle ricerche da effettuare". Li ha forniti ieri l'Ausl, ma per la Lega da parte aziendale resta "una grave carenza che dimostra come questa criticita' non sia stata costantemente monitorata, con pesanti ricadute su utenza e qualita' dei servizi". Inoltre, ora si apprende di 1.200.000 visite prenotate ma non fruite, meta' delle quali non disdettate. "Non hanno fatto nulla- afferma il segretario leghista, Manes Bernardini- gestiscono la sanita' da decenni e ancora abbiamo questi problemi, poi angelicamente si meravigliano quando i vengono denunciati. E' stucchevole vederli denunciare questo scandalo per salvare la faccia. Si fanno belli prima della tempesta". (Wel/ Dire)