RISCHIA DI TORNARE DA LEI. ESPERTI: BISOGNA INTERVENIRE SUBITO.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 20 ott. - "Sono un ragazzo di
quattordici anni e sono nato a Catanzaro. Sin da piccolo ho
ricevuto molta violenza da mia madre e non venivo neanche mai
controllato da lei. Tanto che fino ad oggi sono finito in
ospedale circa una quarantina di volte, perche' per una minima
stupidaggine le scatta la molla e mi picchia violentemente senza
fermarsi". Inizia cosi' l'accorata lettera che Marco (il nome di
fantasia che useremo d'ora in poi), figlio di genitori separati,
manda al presidente della Societa' italiana di medicina
dell'adolescenza (Sima), Silvano Bertelloni, chiedendo aiuto
perche' lui ha paura di tornare a vivere con la madre, "perche'
se per una tazzina caduta mi ha rotto il naso, che mi puo'
succedere adesso che l'ho denunciata".
Il presidente della Sima spiega che "quando ho ricevuto la
lettera, pur rispettando e salvaguardando la privacy del minore e
delle persone eventualmente coinvolte, mi e' sembrato doveroso
portarla alla ribalta della cronaca". Storie di ordinaria
violenza domestica. Storie di ordinaria follia dove, pero', la
vittima sacrificale e' un minorenne. Ma facciamo ordine in questa
vicenda. All'incirca 15 giorni or sono, Marco si rivolge ai
medici dell'azienda ospedaliera 'Pugliese Ciaccio' di Catanzaro
"in evidente stato di agitazione e con dolori al torace e
continue crisi di pianto- raccontano i medici che gli hanno
prestato soccorso- lo abbiamo trattenuto e poi, vista la storia
particolare che ha raccontato, abbiamo chiamato il pm di turno".
Il magistrato arriva presso l'ospedale calabrese e ascolta il
ragazzo. "Dopo di questo- concludono i sanitari- non abbiamo
saputo piu' nulla".
E quel nulla che avvolge la vita di Marco, fatta di violenze e
soprusi, lo stesso la scrive nel suo racconto accorato, nel quale
descrive minuziosamente le violenze che avrebbe subito in tutti
questi anni dalla madre. Aneddoti agghiaccianti. Come quella
volta "all'eta' di due anni, il giorno del mio compleanno, mia
mamma stava cucinando degli arancini. Io ne volevo uno a tutti i
costi, ma bruciavano. Allora per farmelo capire mia madre mi ha
messo un cucchiaino con l'olio bollente in bocca". E prosegue
cosi', per una decina di pagine, elencando torture e sevizie
subite sin da piccolo. E finalmente, a luglio di quest'anno,
trova il coraggio di raccontare tutto al padre, mentre si trova
da lui a trascorrere le vacanze estive. E chiede anche di poter
"parlare con qualcuno". Scrive di aver parlato con l'assistente
sociale, alla presenza anche di uno psicologo, e che da quel
momento in poi non voleva piu' tornare dalla madre, nonostante il
padre gli avesse comprato anche i biglietti aerei per il ritorno
a Treviso.
Da questo momento in poi, stando a quanto si legge nella
lettera, il padre si rivolge al Tribunale dei minori di Catanzaro
per richiedere l'affidamento di Marco. Carabinieri e Polizia
arrivano a casa di Marco e del padre, e lui dice che "e' stata
mamma a mandarli quando ha saputo" del Tribunale.
La storia si fa ingarbugliata. Marco racconta di aggressioni
subite da lui e dal padre, da presunte forze dell'ordine.
Racconta di minacce e della paura del preside della scuola di
Catanzaro, al quale il padre l'avrebbe iscritto, che vedendosi
arrivare i Carabinieri, ha invitato l'uomo a non portare piu' il
figlio nel suo istituto. Ora, pero', il ragazzo sembra disperato:
"Domani, alle 9,30, papa' deve portare me con le valigie in
questura perche' mamma viene a prendermi e portarmi a Treviso.
Loro sanno che io non voglio andare e lo sa anche mamma e perche'
mi devono costringere ad andare con mamma se l'ho denunciata?".
La lettera si chiude con una richiesta disperata: "Ho bisogno di
aiuto e aiutatemi perche' ho paura ad andare a Treviso con
mamma".
Questa e' la storia di Marco, 14 anni, picchiato e seviziato
dalla madre sin da piccolo. Che se e' vera viene da chiedersi:
cosa deve fare un bambino che chiede aiuto per essere ascoltato?
A chi si deve rivolgere? Ma se tutto questo, invece, fosse falso,
a chi ugualmente affidare un bambino che vive una fantasia
evidentemente turbata? "Qualunque sia la verita'- spiega Federico
Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell'eta' evolutiva e
direttore dell'istituto di ortofonologia a Roma- il ragazzo va
assolutamente aiutato. Se ha davvero subito queste cose, allora
bisogna mettere il padre in condizione di occuparsene e la madre
di non nuocere ancora. Fare subito una richiesta molto forte per
capire se il ragazzo dice la verita'- prosegue- per evitare che
si arrivi ad una coltre di silenzio". E l'esperto conclude:
"Bisogna chiedersi fino a quando un ragazzo deve soffrire qualora
i suoi lamenti fossero veri. A chi ci dobbiamo rivolgere? In
questi casi che deve fare un ragazzo per essere ascoltato.
Suicidarsi? In una societa' civile questo non puo' essere
possibile".
(Wel/ Dire)