(DIRE - Notiziario Sanita') Palermo, 15 ott. - Cosa succede quando un disabile psico-fisico non collaborante giunge al Pronto soccorso? Questa e' la domanda che l'Avofid, l'associazione nazionale familiari disabili, si pone da diverso tempo senza avere trovato finora una risposta. Nella gran parte dei casi ci si affida alla situazione del caso che si presenta ai medici di turno. "Siamo disperati, i disabili non collaboranti nei pronto soccorso degli ospedali non possono essere presi a carico totalmente- denuncia Rossella Proietti, presidente dell'Avofid- per mancanza di un personale medico formato e coordinato per intervenire e capire tempestivamente di cosa si tratta". La situazione e' quella che vivono tutti i disabili gravi e gravissimi, con deficit intellettivo, comunicativo e neuromotorio e pertanto non collaboranti. "Io come mamma, fondatrice e presidente dell'associazione non riesco a risolvere questo problema. Sono state tante le proteste che ho fatto ma senza mai ottenere risposte concrete". "Non esiste alcuna procedura d'urgenza nel momento in cui un disabile non collaborante giunge al pronto soccorso. Tutto rimane legato al buon senso del medico di turno- sottolinea Rosi Licata dell'Urp del policlinico-. Non esiste infatti il personale adeguatamente formato a fronteggiare i casi che si presentano. Nessuno e' in grado di stabilire il colore da attribuire alla richiesta di pronto aiuto del disabile e quindi il tipo di percorso preferenziale da adottare. Occorrerebbe istituire un gruppo di lavoro apposito, composto da medici specializzati per rispondere e interpretare i malesseri piu' o meno gravi dei disabili psico-fisici non collaboranti". La conferma del problema giunge pure dai genitori. "Fin da quando era piccolo tutte le volte che ho portato mio figlio al pronto soccorso degli ospedali i medici non sapevano dove mandarlo e come aiutarlo. L'unica cosa che mi hanno saputo sempre dire e' stata quella di portarlo dal medico che lo aveva in cura- racconta la mamma di Alessio-. Alessio, che oggi ha 24 anni, e' autistico e quando sta male, anche per un semplice mal di gola, non e' facile neanche fargli aprire la bocca perche' non risponde alle comuni sollecitazioni. Nei pronto soccorso dovrebbero esserci dei medici specializzati a potere intervenire nei casi di questo tipo". "L'anno scorso abbiamo portato nostra figlia al pronto soccorso del policlinico perche' era molto irrequieta- racconta la mamma di Liliana-. Sul posto i medici dopo averla calmata con l'intervento dei farmaci mi hanno detto di portarla dal medico che l'aveva in cura. Si passano a volte momenti atroci perche' non sai dove sbattere la testa. Per gli interventi urgenti che interessano i disabili si puo' morire, c'e' molto ancora da fare". Un primo passo sembrava che si fosse raggiunto quando, lo scorso luglio, l'Avofid e il Policlinico di Palermo firmarono un protocollo d'intesa per migliorare i servizi sanitari ai disabili con il progetto "Adesso Uniti", che sta per Associazione disabili e struttura sanitaria ospedaliera universitaria: nuova intesa tra interessati". Sebbene pero' la documentazione sia stata mandata alla direzione competente dell'assessorato alla sanita', nessuno ha ancora risposto. Una sala operatoria riservata e l'apertura dell'ambulatorio dedicato ai disabili da sei a 12 ore: questi alcuni dei servizi proposti. Soltanto per gli interventi di tipo odontoiatrico "il policlinico di Palermo attraverso il direttore generale Mario La Rocca- afferma il coordinatore dell'ambulatorio h del Salvatore Porrovecchio- ha provveduto a stanziare 4 mila euro per l'attivazione di una sala operatoria dedicata ai disabili non collaboranti". Il dipartimento chirurgia d'urgenza effettuera' una seduta per tre o quattro pazienti una volta al mese. Ma per tutte le altre cure sanitarie dei disabili non collaboranti che necessitano di una sala operatoria dove effettuare le anestesie la situazione rimane incerta. "Il nostro sogno e' quello un giorno di potere creare- afferma ancora Porrovecchio- un'organizzazione sanitaria per i disabili sul modello di quello esistente all'ospedale San Paolo di Milano con il progetto Dama (Disabled advanced medical assistance)". (Wel/ Dire)