"PER OGNI PAZIENTE TRAPIANTATO, QUATTRO MUOIONO DURANTE ATTESA".
(DIRE - Notiziario Sanita') Bologna, 15 ott. - "Un calo
preoccupante degli organi disponibili, causato dalla flessione
delle donazioni (nel 2009 dal 31,1 al 28,8% per milione di
popolazione) e da un incremento delle opposizioni al trapianto".
E' questo il quadro "allarmante" della situazione dei trapianti
d'organi in Emilia-Romagna secondo Gerardo Martinelli, direttore
dipartimento Chirurgia generale e dei trapianti dell'ospedale
S.Orsola di Bologna, e Augusto Cavina, direttore generale
dell'azienda ospedaliera di Bologna. Pur rimanendo un polo
d'eccellenza in Italia e in Europa, "la cittadella dei trapianti"
-cosi' e' stato definito il Centro regionale trapianti formato da
ospedali e ambulatori di Bologna, Modena e altre province
emiliano-romagnole- e' in una fase di stallo, che potrebbe
preludere ad una vera e propria emergenza: "Il problema- dice
Antonio Pinna, direttore unita' operativa Chirurgia generale e
dei trapianti- e' il gap tra i pazienti che potrebbero essere
guariti e le possibilita' di farlo. Per ogni paziente che viene
trapiantato e si salva, quattro muoiono nelle liste d'attesa.
Questo non solo perche' aumentano i riceventi, ma anche perche'
e' in crescita l'opposizione al trapianto e la percentuale di
mancati consensi: solo i due terzi dei familiari di parenti con
morte cerebrale danno l'assenso all'espianto".
Si calcola infatti che dal 2008, in cui i mancati consensi
erano il 28% rispetto ai donatori segnalati, si sia passati in
questi mesi al 33,3%. "Manca una corretta informazione su cosa
significhi 'donare gli organi'- dice Martinelli- proprio in
questi giorni ci hanno segnalato un probabile donatore
all'ospedale di Modena, i cui figli hanno rifiutato l'espianto
perche' non sapevano cosa fosse la donazione. I media dovrebbero
fare la loro parte nel dare notizie scientificamente esatte".
Un altro elemento che si aggiunge alla "crisi" dei trapianti
riguarda la legislazione nazionale in materia: "Gli organi non
possono lasciare la regione di partenza- spiega Pinna- ma i
pazienti che li ricevono non hanno l'obbligo di residenza. Questa
legge schizofrenica comporta che in Emilia-Romagna arrivino
moltissime richieste dalle regioni del sud Italia, che spesso non
hanno strutture adeguate. Ci capita spesso quindi di accettare
pazienti rifiutati da altre regioni. In questa situazione, e'
impossibile ridurre la mortalita' nelle liste d'attesa,
nonostante i tempi si attestino nella media nazionale".
Che cosa si puo' fare allora per aumentare la disponibilita'
degli organi a scopo trapianti? Per tentare di dare una risposta
a questa domanda e rivolgere un appello a tutte le istituzioni
affinche' si torni a parlare di questa cura salvavita, l'Azienda
ospedaliera Sant'Orsola ha organizzato ieri mattina un convegno.
Nel corso dell'assemblea, oltre a Martinelli, Cavina e Pinna,
sono intervenuti Alessandro Nanni Costa, direttore Centro
nazionale trapianti; Lorenza Ridolfi, direttore Centro
coordinamento trapianti regione Emilia-Romagna; Sergio Stefoni,
preside di Medicina e Chirurgia dell'Universita' di Bologna.
Erano presenti rappresentanti delle istituzioni come Maurizio
Cevenini, presidente del Consiglio comunale; il vescovo ausiliare
monsignor Ernesto Vecchi; Beatrice Draghetti, presidente della
Provincia; Pier Ugo Calzolari, rettore uscente, e il neo-rettore
dell'Universita' Ivano Dionigi, e il prefetto Angelo Tranfaglia.
(Wel/ Dire)