(DIRE - Notiziario Sanita') Milano, 13 ott. - In Lombardia mancano quasi 17 mila infermieri, soprattutto per la provincia di Milano. Dopo anni di emergenza, pero', le domande d'iscrizione ai corsi universitari sono in aumento, anche da parte degli italiani. Il punto in una ricerca dell'Istituto per la ricerca sociale-Irs presentata nei giorni scorsi all'Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone (Milano). La ricerca ha affrontato la difficolta' segnalata da molte Residenze sanitarie assistenziali per anziani lombarde nel reperire infermieri: il 65,1% ha dichiarato difficolta' nel reperimento di queste figure, uno scenario nazionale in cui il numero di posti assegnati ogni anno al corso di laurea in Infermieristica riesce solo marginalmente a coprire i fabbisogni stimati e in cui i fabbisogni di infermieri vengono sempre piu' spesso coperti con lavoratori stranieri. In Lombardia, le Rsa per anziani contano 7.637 infermieri impegnati nell'assistenza, di cui circa la meta' assunti direttamente dall'ente gestore. Gli infermieri rappresentano il 17,4% del personale dedicato all'assistenza nelle RSA lombarde, mentre gli ausiliari, che sono 28.868, sono il 50% del totale del personale come previsto da standard. Se consideriamo che i posti letti accreditati per le RSA lombarde sono complessivamente 54.830 (distribuiti su 626 strutture) la distribuzione media dei minuti a settimana per ospite (requisito minino di accreditamento per le strutture) e' 196,01 per gli infermieri, 801,84 per gli ausiliari. Non vi sono dati invece sulla figura dell'OSS, operatore sociosanitario, figura professionale confinante con quella dell'infermiere e sotto-utilizzata dalle Rsa, nonostante la relativa e persistente carenza di infermieri. "L'emergenza infermieristica si puo' presentare sotto due forme, talvolta compresenti- dicono dall'Irs-: ci sono Rsa che in questo momento sperimentano maggiori difficolta' nel trovare infermieri e altre che faticano maggiormente a rendere piu' stabile il personale, riducendo il turn-over a livelli tollerabili per l'organizzazione e funzionali alla produzione. Ci sono situazioni in cui sono compresenti queste due criticita', ed altre che invece hanno trovato modalita' per gestire la ricerca di infermieri e ridurre il turn-over. Queste stesse Rsa si pongono adesso il problema di come reperire e stabilizzare altre figure rilevanti per il processo di cura, come per esempio gli educatori e i fisioterapisti". "I numeri confermano la carenza di infermieri - dice Diletta Cicoletti, ricercatrice dell'Irs, Istituto di ricerca sociale -: interessanti anche i dati dell'Universita' statale di Milano, secondo cui i posti per i corsi in scienze infermieristiche non si riempiono mai. Se l'universita' ha 90 posti disponibili, gli ammessi sono di meno e la quota a disposizione non viene mai colmata. E c'e' il problema degli abbandoni: entro il primo anno del corso, infatti, abbandona il 45% degli iscritti per passare a medicina o fisioterapia o tornare al Sud (meta' degli iscritti, infatti, proviene dalla regioni meridionali). E' compito di Regione, Ministero, universita', Rsa e Aziende ospedaliere, ciascuno per quel che gli compete, mettere a disposizione strumenti per far fluire meglio gli infermieri nel sistema sociosanitario. Secondo la Regione Lombardia, infatti, la domanda di riabilitazione sta aumentando. Ci sono pazienti che non possono piu' stare in ospedale e allora entrano nelle Rsa, che deve allestire posti per la riabilitazione". "Uno degli obiettivi del convegno era ribadire che non ci sono infermieri di serie A o di serie B- ha spiegato Giuseppe Primerano, direttore della Scuola di formazione dell'Istituto Sacra Famiglia-: con tutte le complessita' che le strutture socio assistenziali devono affrontare, dobbiamo confrontarci sempre piu' con un'utenza che anche qui va anagraficamente cambiando. Gli ultimi dati dicono che nelle nuove iscrizioni ai corsi universitari c'e' stata una buona domanda e la tendenza s'e' invertita, primo segnale di un'inversione di rotta". (Wel/ Dire)