(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 13 ott. - "Bisogna dire con fermezza che i morti sul lavoro non sono 1.200 ma sono diecimila, a fianco dei lavoratori che muoiono per infortunio ci sono almeno 8 mila persone che muoiono per colpa di un tumore di origine professionale". L'allarme e' stato lanciato venerdi' scorso dall'Inas-Cisl. Sull'emergenza morti bianche nel nostro paese, ha prodotto una videoinchiesta, realizzata in occasione del suo sessantesimo anniversario. Obiettivo del documentario, per puntare i riflettori sulla quella che il patronato considera la "vera questione" della sicurezza sul lavoro: l'emergenza malattie professionali, "una situazione troppo spesso inascoltata". Ed e' proprio su questo punto che verte uno dei tre capitoli del reportage dal titolo "Morti sul lavoro, i conti non tornano". Secondo l'Inas il quadro reale del fenomeno e' diverso da quello diffuso annualmente dall'Inail e che per il 2008 ha visto il numero degli infortuni mortali raggiungere il minimo storico di 1.120 casi. Agli incidenti mortali registrati dall'Istituto andrebbero infatti aggiunti i decessi per malattia professionale. "Gli studiosi della materia ci dicono che il rapporto tra il numero complessivo dei tumori che si verificano in una nazione e quelli di origine professionale si aggira intorno al 5-10%- racconta Roberto Chelucci, collaboratore dell'Inas-. Se prendiamo quindi in considerazione i morti complessivi da tumore, che nel 2006 per l'Istat erano 170 mila, il 5% sono 8.000-8.500 casi l'anno. Questo dato sfugge alle statistiche e all'indennizzo, perche' troppo spesso il lavoratore non sa che la malattia che lo ha portato alla morte e' di origine professionale, non presenta quindi la relativa domanda all'ente previdenziale e non ha il risarcimento che invece gli spetterebbe. Per far emergere questo dato- continua Chelucci- e' importante la collaborazione del sindacato con l'Inail ma soprattutto con il servizio sanitario nazionale, in particolare con i medici di base e ospedalieri, che dovrebbero fare un'attenta anamnesi lavorativa per far capire ai lavoratori quali sono i rischi e le nocivita' da lavoro che hanno prodotto la malattia. Cio' permetterebbe ai pazienti di conoscere i propri diritti e fare le richieste agli enti previdenziali e all'Inail". (Wel/ Dire)