DALL'ITALIA ALLA NUOVA ZELANDA, LA TECNOLOGIA CONTRO IL FUMO.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 13 ott. - Smettere di fumare
grazie a messaggini sul cellulare ed e-mail sul pc e' certamente
insolito, ma s'e' dimostrato uno strumento dissuasivo efficace
per i fumatori piu' incalliti. Una ricerca di vari organismi
scientifici, pubblicata sulla "Cochrane Library", ha dimostrato
che i fumatori che ricevono sms sul proprio telefonino, con
inviti espliciti a dire addio alle "bionde", sono piu' propensi
ad abbandonare il fumo.
L'efficacia dello strumento tecnologico e' emersa dal
confronto con altre quattro terapie mediche sperimentali,
applicate in Norvegia, Inghilterra e Nuova Zelanda, testate su
2600 individui e tutte mirate a far smettere di fumare chi si
sottoponeva a esse. I programmi anti-fumo che usavano gli sms,
come incitamento e supporto ai fumatori per liberarsi dalla loro
dipendenza, si sono mostrati piu' efficaci rispetto ai
tradizionali sistemi per dire addio al tabacco. I fumatori
seguiti tramite la terapia sul cellulare riuscivano, infatti,
dopo 6 settimane di trattamento, a non toccare piu' una sigaretta
per almeno un anno, con una percentuale di successo doppia
rispetto alle altre metodiche terapeutiche. Robyn Whittaker,
ricercatore dell'universita' di Auckland in Nuova Zelanda,
sottolinea come "per molte persone sia molto difficile smettere
di fumare: per questo motivo e' importante offrire loro un'ampia
gamma di opzioni." La Nuova Zelanda e' un paese in cui la sanita'
pubblica offre gia' un programma terapeutico per liberarsi dalla
dipendenza da nicotina: si chiama "Txt2Quit" e prevede l'invio di
2-3 SMS sul cellulare dei pazienti che si sottopongono a questa
cura tecnologica. Questi ultimi, a loro volta, possono inoltrare
i "messaggini" ai loro colleghi volontari, per spronarli a tenere
dura nella lotta per smettere di fumare. Oltre ai farmaci
antinicotina, alle terapie comportamentali e di gruppo, alla
propria forza di volonta' e al supporto di amici e familiari, un
nuovo e inconsueto aiuto per dire addio alle bionde arriva anche
da internet e dalle e-mail. Spesso, infatti, e' la mancanza di un
supporto medico-psicologico o semplicemente di qualcuno con cui
parlare che rende piu' difficile smettere di fumare.
Uno studio condotto dall'equipe del professor Riccardo Polosa,
dell'Universita' di Catania, ha mostrato come su 30 persone il
36,7% dei partecipanti ha smesso completamente di fumare grazie
al supporto offerto dagli esperti via posta elettronica. Oltre il
50% di coloro che non riuscivano a smettere completamente di
fumare riducevano decisamente la propria dipendenza, passando da
una media di 26 a 8 sigarette al giorno.
"Il fumo di sigaretta- afferma Leonardo Fabbri, presidente
dell'European Respiratory Society (Ers) e direttore della clinica
di malattie respiratorie dell'universita' di Modena e Reggio
Emilia- e' responsabile della morte di piu' di 80.000 italiani
all'anno, la maggior parte per malattie cardiovascolari e tumori.
Il fumo e' la causa principale della broncopneumopatia cronica
ostruttiva, malattia altamente invalidante che nel nostro Paese
colpisce 4 milioni di persone ed e' diretta responsabile di circa
18.000 morti all'anno. È necessario- avverte- ricorrere a tutti
gli strumenti a nostra disposizione per aumentare la cultura
della prevenzione. Soprattutto se si considera che il 75% dei
pazienti con BPCO non riceve una diagnosi. Un mezzo semplice ed
efficace come la posta elettronica puo' fornire supporto e
assistenza a tutti i fumatori che vogliono smettere".
Piu' di 600 milioni di persone nel mondo sono affette dalla
BPCO, che, secondo l'Organizzazione mondiale della sanita', sara'
la terza causa di morte nel 2020.
"È indispensabile- spiega ancora Polosa- capire che il fumo
non e' un vizio. Se cosi' fosse, sarebbe materia esclusivamente
privata, personale, soggetta al diritto individuale. Il fumo in
realta' e' una malattia, una tossicodipendenza di cui la medicina
e la societa' devono occuparsi nell'interesse di un individuo che
deve essere considerato alla stessa stregua di un 'paziente'.
L'OMS, infatti, classifica il tabagismo tra le patologie da
dipendenza farmacologica, nella stessa lista in cui si trovano
anche l'abuso di alcol e l'assunzione di eroina".
Lo strumento principale di questa battaglia, dunque, sembra
essere proprio l'informazione. Basti pensare alla capillare opera
di sensibilizzazione sui danni provocati dalle sigarette
cosiddette "light": studi scientifici hanno chiaramente
dimostrato come il rischio di tumore al polmone non varia tra
persone che fumano sigarette ad alto o basso contenuto di
catrame. Pertanto la riduzione del contenuto di catrame al di
sotto dei 15 mg (tipica della sigaretta cosiddetta "light"), che
negli anni '80 era stata massicciamente pubblicizzata quale
soluzione ai danni derivanti dal fumo di sigaretta, non determina
alcuna riduzione del rischio di tumore al polmone. Fumare e' un
danno per la salute, comunque. "Al congresso annuale della
European respiratory society, svoltosi a Berlino nell'ottobre
2008, - conclude Fabbri -abbiamo presentato l'identikit di chi
piu' spesso riesce a smettere di fumare: uomini sposati che
convivono con non fumatori, poco dipendenti dalla nicotina, che
hanno iniziato tardi a fumare e hanno gia' provato a smettere per
periodi abbastanza lunghi. Prendere in considerazione questi
elementi serve a capire chi ha piu' difficolta' a farcela e aiuta
a intervenire in maniera piu' incisiva, quando occorre. Le donne,
ad esempio, vanno aiutate a non temere l'aumento di peso e a
fronteggiare gli effetti del ciclo mestruale sui sintomi
dell'astinenza. Con chi ha iniziato a fumare da giovane, e'
invece necessario adottare una strategia aggressiva fin
dall'inizio". Lorenzo Corbetta, professore associato malattie
dell'apparato respiratorio all'Universita' degli Studi di
Firenze, ricorda infine che "a parte smettere di fumare, dobbiamo
occuparci dei fumatori che hanno sviluppato la BPCO. Sono in
arrivo - prosegue - nuovi e piu' efficaci trattamenti che
miglioreranno ulteriormente la qualita' della vita e forse anche
l'attesa di vita dei pazienti con BPCO. Farmaci gia' in uso come
la combinazione salmeterolo/fluticasone o anche il solo
tiotropio, si sono confermati efficaci e sicuri in 2 recenti
studi su migliaia di pazienti trattati per 3-4 anni, e sembrano
anche portare ad una riduzione di mortalita'. Inoltre- conclude
l'esperto- studi ancora in corso confermano che a breve vi sara'
un nuovo farmaco, il roflumilast, in grado di aggiungere
ulteriore efficacia ai trattamenti
esistenti".(http://italiasalute.leonardo.it)
(Wel/ Dire)