(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 17 dic. - Scaduti i brevetti si apre l'era dei biosimilari: farmaci biologici "copiati" dagli originali, gia' pronti per l'uso anche in Italia. L'oncologia sara' il vero banco di prova, perche' ben il 40% delle molecole biotech serve per la cura dei tumori. Ma i malati sono preoccupati. Il pesante precedente con l'eritropoietina, con reazioni avverse causate da un diverso eccipiente, impone norme chiare sulla possibilita' di procedere alla sostituzione. "Il processo di sintesi del farmaco biosimilare non e' mai del tutto fedele a quello dell'originatore- sottolinea Francesco Cognetti, direttore dell'oncologia nell'ospedale Regina Elena di Roma- e cio' puo' comportare problemi di efficacia e sicurezza, che giustamente allarmano i pazienti. Le molecole biologiche sono estremamente complesse e anche il sito produttivo riveste un'importanza determinante. Francia, Spagna e Germania- conclude Cognetti- hanno proibito la sostituzione automatica mentre in Italia siamo tuttora in attesa di una norma chiara". Gli oncologi dell'Associazione italiana oncologia medica (Aiom) sono stati i primi ad attivarsi su questo tema, con il progetto "Problematiche etiche sull'impiego dei farmaci similari e bioequivalenti", avviato nel 2008 con il sostegno della casa farmaceutica Roche, che ha coinvolto poi la Societa' italiana di nefrologia (Sin) e i farmacisti ospedalieri (Sifo). Ora pero' la Fondazione Aiom ritiene indispensabile invitare al "tavolo" di lavoro anche i pazienti, rappresentati nel primo incontro che si tiene oggi al Regina Elena dalla Federazione delle associazioni del volontariato oncologico (Favo), la piu' autorevole portavoce delle istanze dei malati di cancro. "Per loro- afferma Francesco De Lorenzo, presidente Favo- nessuna incertezza deve accompagnare un trattamento terapeutico. Per la loro tutela, servono regole certe, senza se e senza ma, e pertanto plaudiamo all'iniziativa degli oncologi di istituire un tavolo tecnico al quale riteniamo indispensabile la nostra partecipazione assumendoci la responsabilita' di informare i malati su questo tema". "Non vogliamo che esigenze di bilancio possano pregiudicare la nostra sicurezza attraverso il ricorso ai farmaci biologici in versione generica- afferma Elisabetta Iannelli, segretario Favo- una proposta di legge su questo tema, su iniziativa del senatore Cesare Cursi, giace in parlamento dal 2008 ma ancora non si e' trasformata in legge." (Wel/ Dire)