(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 10 dic. - Un paese di nonni, con una aspettativa di vita di 78,4 anni per gli uomini e di 84 per le donne, dove si fanno pochissimi figli e dove solo due cittadini su tre sono attivi. Un andamento demografico salvato dagli immigrati (in continua crescita), tumori e malattie del sistema circolatorio le principali cause di decesso (morti violente nel caso dei giovani). Un quadro cui fa da cornice una sistema sanitario complessivamente efficace, che garantisce appunto una vita piu' lunga rispetto al passato. E' quanto emerge dalla Relazione sullo stato sanitario del Paese 2006-2008, presentata oggi a Roma alla presenza del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, e del viceministro alla Salute, Ferruccio Fazio (prossimo ministro della Salute).
STRUTTURA E DINAMICA DEMOGRAFICA. Al 1^ gennaio 2009 si stima che la popolazione residente in Italia superi il traguardo storico dei 60 milioni. Secondo i dati ancora provvisori, nel 2008 la dinamica naturale (differenza fra numero di nati e numero di decessi) registra un saldo negativo di circa 3.700 unita'. A livello territoriale, tale dinamica si presenta differenziata. Le regioni del Nord e del Centro sono caratterizzate da un saldo naturale negativo, rispettivamente -0,4 e -0,5 per mille abitanti, quelle del Mezzogiorno da un saldo naturale positivo, +0,7 per mille. La componente migratoria del 2008 risulta assai positiva grazie a oltre 2 milioni di iscrizioni contrapposte a 1 milione e 600 mila cancellazioni. Il saldo migratorio e' pertanto poco superiore alle 400 mila unita', per un tasso pari a 7,3 per mille abitanti. La popolazione straniera residente si stima in circa 3 milioni e 900 mila unita' al 1^ gennaio 2009, facendo registrare un incremento di 462 mila unita' rispetto all'anno precedente (+12,6%). La popolazione straniera costituisce il 6,5% del totale. Nelle regioni del Nord e del Centro tale percentuale e' piu' elevata che nel Mezzogiorno. Nel 2009 l'indice di vecchiaia (rapporto tra popolazione di ultrasessantaquattrenni e quella con meno di 15 anni) e' pari a 143%. Il processo di invecchiamento investe tutte le regioni d'Italia, particolarmente quelle settentrionali e centrali. Gli individui con piu' di 64 anni hanno raggiunto il 20,1% della popolazione mentre i minorenni sono soltanto il 17%; la popolazione attiva e' pari a meno dei due terzi del totale.
MORTALITÀ GENERALE E ASPETTATIVA DI VITA. La sopravvivenza negli ultimi decenni ha mostrato in Italia un notevole miglioramento, rimanendo in linea con l'andamento seguito dagli altri paesi occidentali; si e' passati infatti da una speranza di vita alla nascita di circa 74 anni per gli uomini e di 80 per le donne nei primi anni '90 a 78,4 e 84 anni, rispettivamente per gli uomini e per le donne, nel 2006. Il divario tra uomini e donne, seppure in lieve diminuzione, rimane elevato e pari a quasi 6 anni. Dall'analisi dei dati di mortalita', si osserva che, sebbene il tasso grezzo di mortalita' sia rimasto pressoche' invariato nel corso dell'ultimo decennio, attestandosi su valori del 10 per 1.000 per gli uomini e del 9,5 per le donne, i tassi di mortalita' specifici per eta' hanno subito notevoli variazioni, congiuntamente ad un aumento dell'ammontare dei decessi in termini assoluti. Infatti, a seguito del progressivo invecchiamento della popolazione italiana si registra una diminuzione, per tutte le classi di eta' dei tassi specifici di mortalita'. Nel periodo 2001-2006 si evidenzia anche una sostanziale diminuzione in termini di tassi standardizzati (meno 12%). Dal punto di vista territoriale, si conferma, in generale, il primato della Campania, per la quale si registra la situazione piu' svantaggiata in termini di mortalita', sia per gli uomini che per le donne. Il quadro migliore appartiene invece alla regione Marche che nel 2006 registra il tasso di mortalita' piu' basso sia per gli uomini che per le donne. La mortalita' infantile mostra un andamento in continua diminuzione dal 2001 al 2006 con una riduzione del 19% per i maschi e del 31% per le femmine. I tassi di mortalita' infantile passano a livello nazionale da 4,9 decessi per mille nati vivi del 2001 a 4,1 nel 2006 per i maschi e da 4,2 a 3,2 decessi per mille nati vivi per le femmine, rispettivamente dal 2001 al 2006. A fronte di una significativa riduzione della mortalita' infantile in Italia che interessa tutto il territorio nazionale, permangono ancora differenze fra le regioni del Nord e Centro e quelle del Sud del Paese, soprattutto nella componente neonatale.
STATO DI SALUTE PERCEPITO. Si stima che nel 2005 circa il 61% della popolazione italiana si considera in buona salute mentre il 6,7% da' una valutazione negativa delle proprie condizioni di salute. In generale la proporzione di quanti dichiarano di sentirsi male o molto male e' piu' alta tra le donne ed il divario aumenta al crescere dell'eta'. In base ai dati del 2005 si evidenzia che degli 83,7 anni mediamente vissuti da una donna, solo 51,6 sono vissuti in buona salute mentre per un uomo dei 78,1 anni vissuti in media 54,5 sono vissuti in buona salute. La caratteristica dello svantaggio femminile in termini qualitativi e' comune a tutte le regioni. Lo scenario che si configura invece in termini di aspettativa di vita libera da disabilita' e' sicuramente migliore di quello delineato dall'indicatore della speranza di vita in buona salute ed in questo caso emerge un vantaggio femminile. Nel 2005 un uomo di 65 anni si aspetta di vivere ancora 17,5 anni di cui 14,9 anni in piena autonomia; mentre le donne sessantacinquenni hanno una speranza di vita pari a 21,3 anni dei quali 16,2 liberi da disabilita'. Si osserva inoltre un'evoluzione positiva tra il 2000 ed il 2005: all'aumento della speranza di vita totale corrisponde un incremento maggiore di quella libera da disabilita'.
CONDIZIONI DI CRONICITÀ E DI DISABILITÀ. Le patologie croniche piu' diffuse nel 2004-2005 sono l'artrosi e le artriti (18,3%), l'ipertensione arteriosa (13,6%) e le malattie allergiche (10,7%). Le donne evidenziano prevalenze di cronicita' superiori agli uomini, in particolare per quanto riguarda l'artrosi e l'artrite, l'osteoporosi e la cefalea. Gli uomini lamentano prevalenze maggiori per la bronchite cronica e l'enfisema e per l'infarto. In generale risulta che il 13,1% della popolazione e' affetto da almeno una fra le patologie croniche piu' rilevanti, le donne si confermano in peggiori condizioni di salute e lamentano infatti almeno una patologia cronica rilevante nel 17,2% dei casi contro il 10,3 degli uomini. Nell'eta' anziana sono invece gli uomini a riferire cronicita' piu' gravi: il 45,5% rispetto al 38,9% delle donne. L'analisi territoriale evidenzia uno svantaggio delle persone residenti nelle regioni del Sud e nelle Isole. L'Istat stima che tra il 2004 e il 2005 le persone con disabilita', cioe' non in grado di svolgere almeno una delle attivita' della vita quotidiana, sono circa 2 milioni e 600 mila (delle quali il 66% sono donne), pari a circa il 5% della popolazione italiana. È nelle regioni meridionali che si riscontrano i tassi di disabilita' piu' elevati, il valore piu' alto si riscontra in Sicilia dove il 6,6% della popolazione presenta disabilita'. Cause di morte I due grandi gruppi di cause di morte che da soli spiegano quasi tre morti su quattro (70%), sia tra gli uomini che tra le donne si confermano, come ormai da molti anni, le malattie del sistema circolatorio e i tumori. Per gli uomini i tumori rappresentano il 35,1% delle cause di morte e le malattie del sistema circolatorio il 34,9% mentre per le donne le malattie circolatorie sono la causa preminente (43,8%) distanziando i tumori (25,6%). Nei due generi la terza causa di decesso e' molto lontana come contributo ed e' costituita dalle malattie dell'apparato respiratorio (7,4% tra gli uomini e 5,4% tra le donne). Tra le prime 10 cause di morte, per le donne ma non per gli uomini, compaiono i disturbi psichici e comportamentali mentre le malattie infettive si collocano fra le 10 cause di morte tra gli uomini ma non tra le donne. Tra i bambini e gli adolescenti di entrambi i generi le cause che predominano sono le condizioni che originano nel periodo perinatale, malformazioni congenite e anormalita' cromosomiche, i tumori (in particolare le leucemie e gli altri tumori del sistema linfatico/emopoietico) e le cause violente. Nei giovani adulti (15-44 anni) le prime cause sono costituite dalle morti violente e dai tumori sia per gli uomini che per le donne. Per le persone di mezza eta' (45- 64 anni) la causa prevalente e' costituita dai tumori, in particolare il tumore del polmone fra gli uomini e il tumore del seno fra le donne, seguita dalle malattie del sistema circolatorio. Fra gli anziani (65-84 anni) sono ancora i tumori seguiti dalle malattie circolatorie ad essere le causa prevalenti per gli uomini mentre fra le donne anziane prevalgono le morti causate da malattie del sistema circolatorio seguite dai tumori.
IMPATTO DELLE MALATTIE. Un aspetto importante della mortalita' in termini di impatto delle malattie e di indicazioni per la prevenzione e' costituito dalla mortalita' evitabile. Sono da considerare evitabili, o meglio contrastabili, quei decessi dovuti a cause che sono prevenibili con azioni di prevenzione primaria, di prevenzione secondaria o con interventi di diagnosi e cura. Nonostante negli ultimi anni la situazione della mortalita' evitabile stia costantemente migliorando, ancora nel 2002, oltre 71.000 uomini e 36.000 donne sono morti per cause evitabili, cioe' una persona morta ogni cinque aveva meno di 75 anni e la sua causa di morte era fra quelle che la letteratura scientifica riconosce come comprimibile con politiche di prevenzione adeguate.
(Wel/ Dire)