Roma, 17 mar. - Sublimazione, prudenza, condivisione, rispetto, cura, conduzione, responsabilita'. "Sono queste le virtu' con le quali dovremmo far fronte alle difficolta' attuali.
Esse esprimono tutte, seppure su piani diversi, la necessita' di una rinuncia pulsionale in nome dei valori comunitari", proprio "nel momento in cui i governi, le autorita' scientifiche, ci chiedono di rinunciare a una parte della nostra liberta', per esempio di movimento e di contatto con gli altri, in nome del bene comune". A scriverlo e' Cosimo Schinaia, psichiatra e psicoanalista, membro ordinario con funzioni di training della Societa' psicoanalitica italiana (Spi) e full member Ipa (International psychoanalytical association), riflettendo su come la psicoanalisi possa partecipare allo sviluppo di un'etica comunitaria. L'articolo completo e' pubblicato su spiweb.it.
"Gli psicoanalisti dovrebbero contribuire a ravvivare la capacita' di pensare e sognare un futuro migliore e di impegnarsi nel contribuire alla valorizzazione del senso della misura e della sobrieta'- spiega lo psichiatra- reagendo ai sentimenti di catastrofe, di fine della Storia come finora l'abbiamo conosciuta, che in questi momenti difficili possono attanagliarci, contemplando con integrita' e sincerita' anche gli aspetti spiacevoli dell'esistenza, ma favorendo la possibilita' di viverli con una maggiore coscienza riflessiva attraverso il paziente e continuo lavoro della simbolizzazione".
Dunque alla psicoanalisi, "piu' che ad ogni altro tipo di pratica e di teoria- continua Svhinaia- credo sia affidato il compito di capire perche' mai di fronte all'evidenza di un danno, di cui pero' non e' chiaro quali siano la grandezza e la pericolosita', le donne e gli uomini stentino a rendersi conto di quello che e' successo, di quello che sta avvenendo e di quello che ancora puo' succedere. Oscillano tra il panico e l'indifferenza, tra il catastrofismo e lo scetticismo, mentre dovrebbero guardare agli eventi attuali con occhi limpidamente allarmati, certo, ma ne' ingenuamente ottimistici o irresponsabilmente indifferenti, ne' distruttivamente catastrofisti. Sono messi in atto vari meccanismi di difesa, la scissione, l'intellettualizzazione, la rimozione, il dislocamento, la repressione, il diniego, la banalizzazione.
Ognuna di queste soluzioni difensive- sottolinea lo psicoanalista della Spi- volendo tamponare, ma anche nascondere, l'angoscia che deriva dalla difficolta' a confrontarsi di un pericolo non immediatamente arginabile, puo' essere la manifestazione di una regressione alla posizione schizo-paranoide, per usare il linguaggio kleiniano, rischia di togliere valore ad ogni azione depressivamente preventiva e/o riparativa e mette in discussione i principi dell'etica della convivenza. Se per etica possiamo intendere una funzione specifica della mente che la rende propriamente umana".
A questo proposito, sono belli i pensieri della psicoanalista Anna Ferruta "che mette in evidenza il piacere della responsabilita' personale, del prendersi cura della propria condizione come antidoto sia alla paura che all'indifferenza, perche' permette di scoprire energie sconosciute, di utilizzarle per se' e di metterle a disposizione degli altri".
In rapporto alla complessita' "confusa che stiamo vivendo- aggiunge Schinaia- va evidenziata l'assoluta necessita' di un confronto continuo con gli altri saperi, con gli altri linguaggi, senza presuntuose ambizioni colonialistiche, ne' ricercate armonie totalizzanti, ma con la certezza della significativa peculiarita' del contributo della cultura e dell'esperienza psicoanalitiche, che possono offrire risorse, strumenti e processi per affrontare costruttivamente le sfide che l'epidemia ci propone.
La conversazione fra differenti linguaggi scientifici e culturali- scrive lo studioso- puo' avvenire rendendosi ospitali per accogliere i ragionamenti e i sentimenti altri e, in tal modo, permettere, attraverso il sognarli, il pensarli e il ripensarli, la strutturazione di differenti e originali forme di linguaggio e di esperienza che non sono la somma dei linguaggi e delle esperienze di partenza, ma che trovano una loro configurazione e una loro vita autonoma e originale in relazione alla novita' emotiva che ci troviamo a sperimentare".
Come fare fronte alla netta contraddizione tra, da una parte, le immagini del progresso, dell'inesauribile, dello sviluppo illimitato e, dall'altra, le zone rosse sempre piu' ampie, le restrizioni fino alle interruzioni delle relazioni sociali, la riduzione fino all'abbandono delle confortevoli e assodate abitudini, le apocalittiche previsioni economiche e le informazioni sul progressivo aumento delle vittime che drammaticamente ci piovono addosso? "Nel contatto con una nuova realta'- risponde Schinaia- e' necessario pensare con strumenti che, pur rifacendosi al noto, tengano conto dei nuovi contesti e sappiano interagire con essi". Freud nel 1915, a proposito della guerra, scrisse alcune considerazioni "che sembrano calzare a pennello con i nostri vissuti all'epoca del Coronavirus, fatti di perplessita', di confusione, di difficolta' ad esprimere giudizi fortemente assertivi: 'Presi nel vortice di questo tempo di guerra, privi di informazioni obiettive, senza la possibilita' di considerare con distacco i grandi mutamenti che si sono compiuti o che si stanno compiendo, o di prevedere l'avvenire che si sta maturando, noi stessi non riusciamo a renderci conto del vero significato delle impressioni che urgono su di noi, e del valore dei giudizi che siamo indotti a pronunciare. Ci sembra che mai un fatto storico abbia distrutto in tal misura il prezioso patrimonio comune dell'umanita', seminato confusione in tante limpide intelligenze, degradato cosi' radicalmente tutto cio' che e' elevato. Anche la scienza ha perduto la sua imparzialita'; [a'] Puo' darsi pero' che avvertiamo con intensita' sproporzionata le sciagure di questo nostro tempo, e che non sia giusto confrontarle con le sciagure di altri tempi che non abbiamo conosciuto'. Sempre nello stesso saggio Freud mette in evidenza come in presenza degli eventi bellici del tempo, i disturbi di ordine nevrotico sembravano decisamente ridursi.
Questa osservazione sembra confermata dai dati che emergono dai pazienti nelle zone di isolamento sanitario- conclude lo psicoanalista- in cui i disturbi ipocondriaci sembrano diminuire, lasciando spazio talvolta alla sana e matura preoccupazione, ma talaltra, purtroppo, a un acutizzarsi di una incontenibile sintomatologia panica".
(Red/ Dire)