Roma, 17 mar. - Quasi una persona su sei soffre della sindrome dell'intestino irritabile (il 15% della popolazione).
Una condizione multifattoriale che nella sua prevalenza e' doppia nelle donne rispetto agli uomini. "Questo disturbo si associa molto spesso ad altre sindromi frequenti, come emicranie, cefalee, mal di schiena, fibromialgia, senso di fatica e dolore pelvico cronico. Ma sono maggiori anche le incidenze di cistiti e vaginiti nelle donne, o prostatiti nell'uomo. È una problematica che spesso si associa anche ad un aumento di depressione nelle donne". A fare il punto all'Agenzia Dire e' Marina Risi, specialista in Ginecologia ed esperta di medicina integrata (Psico-neuro-endocrino-immunologia).
Questa problematica potrebbe aumentare con l'emergenza Coronavirus, proprio perche' l'ambiente incide: l'ansia generalizzata causata dalla paura del contagio puo' avere delle ricadute sull'intestino. "Si parla di fattori psico-sociali- chiarisce il medico integrato- ci sono addirittura delle famiglie intere che ne soffrono, probabilmente a causa di comportamenti alimentari sbagliati e ripetuti".
Giocano la loro parte lo stato umorale e l'ansia: "Tutti noi abbiamo avuto una sorta di sindrome dell'intestino irritabile prima di un colloquio di lavoro o di un esame, cosa assolutamente fisiologica perche' l'asse dello stress cerca di svuotare l'intestino per poi contrarlo e reagire meglio allo stress. Ben diverso, pero', se questa situazione si cronicizza e si prolunga per giorni, mesi e anni- fa presente la ginecologa- perche' non e' facilissimo curarla. La terapia dovrebbe essere personalizzata partendo da un'analisi del microbioma in modo da rivedere lo stile alimentare".
Un'analisi del microbioma, cioe' del Dna del genoma dei batteri, "da' moltissime informazioni. Mostra il livello di biodiversita'- continua Risi- ci fa vedere una sorta di previsionalita', dal punto di vista delle malattie infiammatorie intestinali, delle patologie metaboliche e del rischio del cancro colon rettale, e ci da' delle indicazioni precise sulla prescrizione di probiotici e lo stile alimentare da seguire". Da questo esame, quindi, possono derivare consigli sui "tipi di cibi che sarebbero da preferire per riequilibrare il microbiota".
In generale, per nutrire la nostra salute "abbiamo bisogno di nutrire i nostri batteri che si cibano di fibre. Quindi se vogliamo dare da mangiare al nostro microbiota abbiamo bisogno di seguire una dieta che contenga una giusta quantita' di fibre. Per questo motivo ormai si consiglia sempre di utilizzare il meno possibile le farine raffinate o i carboidrati semplici".
Secondo Risi "non dobbiamo rassegnarci all'idea che una persona nasce, vive, cresce e va avanti sempre credendo che la sindrome dell'intestino irritabile non sia curabile. Non e' vero, si puo' contrastare questo disagio che riduce la qualita' di vita e delle relazioni sociali. Puo' incidere sulle disfunzioni sessuali sia negli uomini che nelle donne e ci rende decisamente piu' infelici. Per creare un circolo virtuoso rispetto a questo circolo vizioso, abbiamo molte armi nel nostro arco- afferma l'esperta di medicina integrata e medico agopuntore- c'e' un problema di consapevolezza e di cultura in Italia rispetto all'alimentazione. Soprattutto nelle generazioni piu' giovani si sta perdendo la cultura del cibo e la consapevolezza che il cibo sia un farmaco".
L'attenzione all'alimentazione dovrebbe iniziare prima della gravidanza. "I futuri padri e madri dovrebbero regolare il loro stato metabolico dal punto di vista dell'alimentazione per poter avere un bambino piu' sano. Durante la gravidanza bisognerebbe fare una grande attenzione all'alimentazione, al microbiota, perche' secondo i piu' grandi epidemiologi del mondo potrebbe ridurre il carico globale di malattia nel mondo". Infine, la sedentarieta' peggiora il disturbo del colon irritabile.
"Apparentemente il movimento sembra aumentare la sensazione dolorosa- conclude Risi- ma l'attivita' fisica aiuta moltissimo a migliorare lo stato umorale e di conseguenza la salute in generale".
(Red/ Dire)