Presidente ordine: e' occasione piu' grande di questo tempo insolito
Roma, 17 mar. - "Le risposte non vengono ogni qualvolta sono necessarie, come del resto succede spesse volte che il rimanere semplicemente ad aspettarle sia l'unica risposta possibile". A dirlo e' Jose' de Sousa Saramago, ma a ricordarlo alla Dire e' Laura Parolin, presidente dell'Ordine degli psicologi della Lombardia (Opl), che con queste parole invita tutti gli italiani a "comprenderci fragili" per "cambiare le abitudini quotidiane e sperimentare davvero che quello che accade nella societa' riguarda ognuno di noi".
Nel mondo 3.0, continua la professoressa di Psicologia Dinamica dell'Universita' degli Studi di Milano Bicocca, "siamo abituati a riflettere a posteriori. Non c'e' spazio per pensare quando siamo in corsa: c'e' sempre il compito da portare a termine (ASAP!), il progetto da amministrare e, soprattutto, la gestione del quotidiano da relegare a memoria di lavoro, un pensiero cosciente in meno. Lupus in fabula, l'emergenza Coronavirus, per noi che siamo abituati ad associare il termine 'virale' alla diffusione pandemica dei contenuti del web, non poteva non trovarci impreparati. Mentre i nostri sistemi immunitari reagiscono (nella maggior parte dei casi fortunatamente con grande efficacia) a qualcosa di completamente nuovo- aggiunge- le nostre menti cercano di stare al passo in un processo di digestione i cui tempi ancora non conosciamo. Il ritmo convulso del panico, quello fintamente statico della negazione e oggi, finalmente, quello piu' lento della riflessione. Una prima riflessione, magari ancora acerba, sul poterci accettare fragili".
Scrive Emma Gainsforth su DINAMOpress, ripensando a Marcuse, che il "'non saper stare in tutto cio' che ci sfugge (...) si trasforma in una sorta di delirio di onnipotenza che non fa bene, e che non ci aiuta di certo a sconfiggere quello che ci fa male. Anzi, crea nemici dove non ci sono, crea fronti e sensi di appartenenza che si producono per differenziazione, che sono privi di compassione, di sentire, di possibilita' reali di stare dove qualcosa fallisce, viene meno'.
Poterci pensare fragili, almeno per cominciare".
In queste settimane, con l'emergenza Coronavirus, riecheggia il 'prendersi cura dei piu' fragili'. "E' una frase che non contiene solo un appello al senso civico di ognuno, ma ingloba in se' la distanza da cio' che non ci appartiene, l'altro che non siamo. L'altro che ha bisogno, l'altro che adesso che ci hanno costretti a fermarci non lo vediamo bene comunque. A un metro e ottanta di distanza forzata. Forse allora- riflette la presidente Opl- e' vero che il virus girava da tempo. Ma e' un parassita della mente, quello di cui parlo, che debilita progressivamente la nostra capacita' di essere autentici, relegandoci a un illusorio vivere narcisistico, dove il bisogno e' dell'altro, il senso di diritto e' nostro. Comprenderci fragili allora, credo che sia l'occasione piu' grande di questo tempo cosi' insolito. Entrare in contatto con il limite che e' anche nostro, indipendentemente dalla fascia d'eta' e dalle percentuali. Certo- spiega Parolin- comprenderci fragili non e' solo uno sforzo intellettuale: significa scegliere di navigare la fatica di entrare in contatto con le nostre emozioni, che mai come in questi giorni alzano il termometro della nostra febbre mentale. Ma e' solo lo spingerci lungo quel limite che ci permettera' di cambiare le nostre abitudini quotidiane", perche' "quello che accade nella societa' riguarda ognuno di noi- conclude- che di quella societa' siamo ineludibile espressione".
(Red/ Dire)