Dal racconto di una passeggiata emerge difficolta' persone percepire rischi
Roma, 17 mar. - "Ieri ho fatto una passeggiata, in solitaria e con la mascherina, in un parco pubblico vicino a casa. Mi ha colpito vedere adolescenti che si muovevano appiccicati gli uni agli altri e bambini piccoli, davanti a genitori e nonni, che facevano giochi che comportavano uno stretto contatto. Oggi ho letto che il sindaco di Argelato lamentava che la polizia municipale era costretta a intervenire per separare assembramenti di persone di tutte le eta'. Il sindaco di San Lazzaro di Savena, davanti ai parchi pieni di ragazzi che continuavano a giocare a calcio e basket, ha dato disposizione di rimuovere temporaneamente porte e canestri e ha minacciato denunce anche nei confronti dei genitori. La paura, purtroppo, stenta a sentire la ragione". A raccontarlo alla Dire e' Roberto Boccalon, psichiatra bolognese e presidente dell'International Association for Arts and Psychology (IAAPs).
Da questa esperienza lo psichiatra spiega che "un riflesso involontario ci fa chiudere le palpebre per difendere l'occhio da uno stimolo fisico fastidioso. Il proverbio 'occhio non vede cuore non duole' ci ricorda che un meccanismo psicologico inconscio ci puo' portare ad eludere, limitare, distorcere la percezione di oggetti mentali perturbanti. La rapidita' e la portata delle ricadute psicosociali dell'epidemia di Coronavirus ha messo in luce la difficolta' a tollerare l'esame di realta' e a rimodulare atteggiamenti e comportamenti radicati che si intrecciano con la nostra identita'".
La chiusura delle scuole non e' "stata vissuta fin dall'inizio come un indicatore di gravissimo pericolo sanitario- ricorda Boccalon- per gli adulti comportava infatti, prioritariamente, la necessita' di trovare modalita' alternative di 'sorveglianza' dei figli; per adolescenti e giovani una 'inattesa vacanza che potenzialita'/necessita' di essere riempita in gruppo. L'invito, via via piu' pressante, allo stare in casa sembra difficile da accogliere ed elaborare in quanto va in direzione contro-sistemica rispetto a radicati meccanismi di socializzazione, fonte di gratificazione e di rassicurazione. Se istintivamente la vicinanza e la fusione gruppale e' un valore prioritario- conclude- e' difficile tollerarne una lettura opposta come fattore di rischio".
(Red/ Dire)