Roma, 10 mar. - "Dovremmo cogliere l'occasione di questa 'sperimentazione forzata' dello smart working e farne l'oggetto di un grande lavoro collettivo di accompagnamento, monitoraggio e valutazione, per apprendere, cambiare e crescere insieme". Lo dichiara alla Dire Pier Giovanni Bresciani, presidente della Societa' italiana di psicologia del lavoro e dell'organizzazione (Siplo), che lancia un'allerta su sei criticita' da affrontare per la diffusione del lavoro agile in Italia: "Abusi non tutelati da parte dell'azienda; comportamenti opportunistici non controllabili da parte del lavoratori; il diffondersi di una rappresentazione dello smart working soltanto come telelavoro, anziche' come modalita' organizzativa alternativa e complementare; la delegittimazione dell'insieme delle tutele- continua lo studioso- che in questi anni hanno faticosamente accompagnato l'avvio delle migliori pratiche anche nel nostro Paese; la destrutturazione dei rapporti sociali; l'aumento dello stress per i lavoratori coinvolti in una situazione sociale gia' di per se' particolarmente ansiogena per tanti e comprensibili motivi".
Per Bresciani ci sono anche alcuni vantaggi potenziali da non sottovalutare: "La 'messa a tema' su larga scala della questione smart working, e quindi dello sviluppo di modelli organizzativi piu' evoluti e piu' efficaci nel nostro tessuto produttivo e nella Pubblica amministrazione; l'apertura di un grande cantiere di sperimentazione nel nostro Paese sulla nuova modalita' di organizzazione del lavoro; il progressivo superamento delle diffidenze e delle resistenze- prosegue Bresciani- che buona parte dei lavoratori e delle imprese manifestano nei confronti dello smart working; la effettiva, almeno parziale, diminuzione dell'inquinamento da mobilita' e dei rischi di contatto e quindi di trasmissione del virus. Lo smart working- aggiunge- e' un modello di organizzazione del lavoro delle imprese che richiede ed implica un modo di intendere il lavoro, una 'cultura' legata a valori come la flessibilita', la responsabilita' e la gestione per obiettivi e risultati".
Il professore di Psicologia del lavoro dell'Universita' di Urbino rivolge allora un appello alle parti sociali, alle istituzioni, al sistema formativo e alle agenzie di ricerca che, in questo momento, "hanno un grande ruolo e una grande responsabilita' in merito. Come spesso accade- continua Bresciani- le resistenze rispetto a un certo tipo di comportamento (sociale, organizzativo, individuale) faticano ad essere superate fino a che non avviene un evento particolarmente critico, oppure fino a che non interviene 'un soggetto terzo' a modificare la struttura tradizionale dei rapporti. In questo caso e' il coronavirus (malauguratamente) a svolgere la funzione di 'terzieta''- ricorda il presidente Siplo- a spingere all'azione i diversi soggetti che hanno finora cercato di costruire un quadro di garanzie che potesse tutelare allo stesso tempo i lavoratori e le aziende. A fronte di questa minaccia incombente- conclude- si e' creata una necessita'/disponibilita' di attivare da subito forme di flessibilizzazione delle prestazioni di lavoro, ponendo per ora in secondo piano le questioni attinenti la procedura (a volte anche complessa) di stipula dell'accordo individuale che dovrebbe accompagnare ogni esperienza di questo tipo".
(Red/ Dire)