Rems, Pecchioli: Transitorieta' strutture a rischio
Dsm ruolo centrale, serve rapporto corretto con servizi territoriali
Roma, 25 feb. -A seguito della chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) con la legge 81/2014, in via residuale, eccezionale e in maniera transitoria, le Residenze esecutive per le misure di sicurezza (Rems) ospitano persone affette da disturbi psichici che hanno commesso dei crimini, "la' dove le misure non detentive non siano assolutamente praticabili", si legge nella pratica 521/2018 del Csm.
"Molte persone, infatti, negli Opg erano detenute impropriamente. Si parlava di 'ergastoli bianchi', di persone che in assenza di colpa venivano abbandonate" all'interno di queste strutture, che assomigliavano piu' a istituti di pena che a degli ospedali. Anche nelle Rems, ora, "questo rischio si ripropone se non si collegano i processi e se non si danno ai servizi risorse, strumenti, idealita'". A fornire un quadro dettagliato della storia, la rilevanza e le criticita' della maggiore riforma della Salute mentale in Italia, e' Vanni Pecchioli, psicologo, presidente della cooperativa sociale integrata 'Conto alla Rovescia' e membro del Coordinamento della Regione Lazio dei centri diurni riabilitativi.
Purtroppo, a detta dello psicologo, il rischio che le Rems perdano il loro carattere di transietorita' "c'e'. Anzi, in alcuni casi sta diventando un'evidenza, nel senso che molto spesso piu' o meno propriamente - anche per iniziativa della Magistratura - si propongono le Rems non come scenario di progressivo superamento, ma come risorsa disponibile in forma permanente". Non dovrebbe essere cosi', quest'eventualita' "vanificherebbe infatti un po' tutto lo spirito di questa seconda riforma. I principi sulla carta sono tutti affermati- ricorda l'esperto- ma poi nella pratica non c'e' piena sintonia".
Il passaggio alle Rems, reso effettivo con la legge 81/2014, nasce infatti dalla volonta' di porre nuovamente la salute al centro, anche per coloro che hanno commesso crimini. E la piu' recente 'Risoluzione sui protocolli operativi in tema di misure di sicurezza psichiatriche' del Csm (521/2018) ribadisce, ancora una volta, i due elementi centrali della riforma: il regime di eccezionalita' e transitorieta' di queste strutture che, scrive il Csm, "sono soltanto un elemento del complesso sistema di cura e riabilitazione dei pazienti psichiatrici autori di reato.
L'internamento in Rems- si legge nel documento- ha assunto non solo il carattere dell'eccezionalita', ma anche della transietorita': il Dipartimenti di salute mentale (Dsm) competente, infatti, per ogni internato deve predisporre entro tempi stringenti, un progetto terapeutico riabilitativo individualizzato, in modo da rendere residuale e transitorio il ricovero in struttura".
La situazione pregressa, all'interno degli Opg era ben differente da quello che si puo' immaginare essere un'ospedale. La storia della chiusura definitiva parla di "circa 1.200 persone al loro interno", all'atto della chisura, "distribuite nelle diverse strutture in tutta Italia". La costituzione delle Rems e' avvenuta, dunque, "per consentire il passaggio graduale a quella parte di persone- illustra Pecchioli- che non potevano gia' essere accolte nei territori una volta chiusi gli Opg".
La riforma "e' un percorso che ha molti fautori, ma anche molte parti resistenti. Il suo principio civico e civile era di ricondurre a umanita', e con una prospettiva di recupero, qualunque persona nei contesti territoriali". Una su tutte, pero', la convinzione fondante alla base del passaggio dagli Opg alle Rems: "Restituire agli ultimi, quelli su cui tutti hanno da sempre disinvestito, una socialita' possibile attraverso un sistema di cura e di possibilita' di valorizzazione", continua Pecchioli. Questo percorso attribuisce "ai Dsm un ruolo centrale, uscendo dallo schema prevalentemente giudiziario e penale, per ricollocare la persone al centro del sistema di cura e dandogli delle chance. Ovviamente si deve tenere conto delle pene e dei reati".
La riforma, infine, a detta dello psicologo, potrebbe considerarsi mancata "nel momento in cui il canale di comunicazione con i Dsm verra' a mancare. È una riforma che rischia di segnare il passo- conclude- involvere, se non si alimenta di un corretto rapporto con i servizi territoriali e se non si definiscono con chiarezza e correttezza i rapporti tra i soggetti prevalenti".
(Red/ Dire) |