Roma, 22 ott. - Cancro e desiderio di un bebe', sogno impossibile? Con i centri di oncofertilita' molte donne, dopo aver vinto la loro battaglia, riescono a diventare madri. A raccontare all'agenzia di stampa Dire come e' organizzato un centro pubblico di oncofertilita', e quali sono i trattamenti possibili e le chance di successo, e' Cristina Fabiani, responsabile del Centro di Oncofertilita' dell'Ospedale Sandro Pertini di Roma.
"Il nostro centro di oncofertilita'- spiega a margine del XIII convegno di Andrologia e medicina della riproduzione in corso a Sabaudia- e' attivo tutta la settimana ed e' organizzato con un accesso rapido entro 48-72 ore dalla chiamata della paziente. La presa in carico e' ad opera del ginecologo che si occupa di oncofertilita' insieme all'accompagnamento dello psicologo, che e' sempre vicino al paziente in questo tipo di percorsi. La paziente generalmente e' indirizzata dall'oncologo di riferimento ma in moltissimi casi queste donne arrivano anche da sole. Ancora oggi, infatti, non tutti gli oncologi pensano alla preservazione della fertilita' e sono le stesse pazienti a proporlo".
La presa in carico, prosegue Fabiani, "prevede una terapia che deve necessariamente cominciare in tempi molto rapidi, quindi acceleriamo le operazioni di presa in carico e di prescrizioni di esami. La paziente viene dunque programmata per una stimolazione ovarica, una procedura personalizzata in base anche alla patologia oncologica presente. Questi tipi di stimolazione sono differenti rispetto a quelle effettuate su una paziente infertile che si sottopone a Pma, in quanto vanno ridotti i tempi per permettere alla donna di accedere quanto prima alle terapie di tipo oncologico".
I risultati, conferma Fabiani, "sono buoni in termini tecnici per quanto riguarda gli ovociti crioconservati, e le donne rispondono con entusiasmo, perche' per molte di loro rappresenta una visione del proprio futuro dopo la patologia". Al Pertini "ci occupiamo in particolare di questo e speriamo nel futuro di poter avere ottimi risultati in termini di gravidanze. Abbiamo avviato l'attivita' due anni e mezzo fa: considerato che prima dei due anni dalla patologia oncologica e' sconsigliato affrontare la gravidanza in quasi tutte le pazienti, stiamo cominciando adesso i primi trattamenti di scongelamento ma siamo molto ottimisti sui risultati che avremo", ha concluso.
(Wel/ Dire)