Roma, 8 ott. - Voto ai sedicenni? Si', ma bisogna creare il contesto. La proposta dell'ex presidente del consiglio Enrico Letta, che trova l'appoggio del premier Conte e del M5S e del Pd, non potra' tradursi solo in nuova legge. Bisogna creare il contesto. La pensano cosi' Stefano Laffi, sociologo che ha al suo attivo diversi studi e libri sui giovani, Daniele Novara, fondatore del Centro Psicopedagogico per l'educazione e la gestione dei conflitti, e Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell'eta' evolutiva.
"Non dobbiamo pensare che tale proposta abbia chissa' quale consenso tra i sedicenni - taglia corto Laffi -. Non hanno chiesto di poter votare. Con le manifestazioni e il movimento per il clima hanno chiesto a noi adulti di prendere provvedimenti urgenti e seri per salvare il pianeta. Quindi il diritto al voto ai sedicenni non puo' essere la risposta a questi movimenti di piazza. Non hanno chiesto il potere, hanno chiesto a chi l'ha di provvedere". "Spesso i ragazzi affermano che non sanno chi votare - aggiunge Daniele Novara -. Se non prepariamo il contesto, c'e' addirittura il rischio che disertino in massa il voto". "I ragazzi sono molto lontani dalla politica, la mia paura e' che vengano avvicinati dalla politica con le tecniche del marketing, che non siano considerati soggetti ma solo oggetti", afferma Alberto Pellai.
Laffi, Novara e Pellai sono in linea generale favorevoli al voto per i sedicenni. Ma manca, secondo loro, un contesto educativo e sociale adeguato perche' sia l'effettivo esercizio di un diritto-dovere sancito dalla Costituzione. "I sedicenni non si sentono pronti - spiega Laffi -, per il semplice motivo che non hanno ricevuto alcuna formazione. Personalmente sono d'accordo ad allargare il voto agli adolescenti, ma occorre prepararli. Ed e' un'occasione importante, soprattutto per la scuola, oltre che per le famiglie ed eventuali altri agenzie educative. Vuol dire che dobbiamo educare i ragazzi al confronto delle idee, a cercare informazioni sul contesto in cui vivono, a trovare una mediazione tra le posizioni. Tutte cose che a scuola non si fanno, se non nei giorni di autogestione". Il problema non sta quindi negli adolescenti, ma negli adulti. "Non dimentichiamoci che spesso il mondo degli adulti e' respingente verso i ragazzi - nota Alberto Pellai -. Basta guardare ai commenti e alle critiche verso Greta e verso chi e' sceso in piazza".
Il voto ai sedicenni "potrebbe diventare l'ennesima occasione persa", avverte Daniele Novara. "È una generazione che e' stata abbandonata dalla politica e dal mondo degli adulti nel vuoto cosmico del marketing - aggiunge -. Il fatto che ora ci siano degli adolescenti scesi in piazza non vuol dire che la musica sia cambiata. Dobbiamo fare in modo che queste ragazze e ragazzi siano messi nelle condizioni di partecipare con il voto alla vita politica e istituzionale di questo Paese. Il che vuol dire, da subito, investire nell'educazione civica e in tutte quelle forme di partecipazione, come il volontariato, che formino i ragazzi alla partecipazione sociale".
Infine, se si vuole dare il voto ai sedicenni la politica e i politici devono cambiare. "Innanzitutto il linguaggio - afferma Stefano Laffi -. Gli adolescenti hanno mentalita' molto diversa dagli adulti, hanno bisogno di risposte concrete, veloci e coerenti. Non hanno ancora un forte senso di appartenenza e se li tradisci, se non mantieni le promesse, ti abbandonano". Non solo. "La politica deve generare spazi di ascolto dei ragazzi, spazi di approfondimento e di discussione - spiega Alberto Pellai -. I politici devono abbandonare il marketing e mettersi a disposizione dei ragazzi. Occorre un grande impegno da parte di tutti perche' i ragazzi siano avvicinati alla politica e alle istituzioni. Se i politici non sono disposti a impegnarsi in questo, lascino in pace gli adolescenti e non abbassino l'eta' del diritto al voto".
(Wel/ Dire)