In decine si ribellano. Accordo con organi competenti ma tutto provvisorio
Roma, 26 nov. - "La rivoluzione e' donna". Nella lotta alla mafia, infatti, "ora abbiamo queste due nuove luci importanti di cui anni fa non avremmo nemmeno parlato: i minori e le donne". Esordisce cosi' Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, a margine del convegno 'Nuove sfide per l'infanzia e l'adolescenza a 30 anni dalla Convenzione Onu', organizzato dall'Autorita' Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza a Roma.
"La mafia ha confiscato la vita di molte donne e di molti ragazzi, ed e' nostro dovere dare una mano a tutti". Nei circuiti di collaborazione, infatti, sembra esserci un gap: "ci sono donne testimoni e collaboratrici di giustizia" ma ci sono anche donne che non rientrano in nessuna delle due figure giuridicamente tutelate, "e che comunque si stanno ribellando e hanno bisogno di protezione- spiega Don Ciotti- Sono decine e decine, ormai, quelle che si ribellano ai circuiti criminali mafiosi. Che dicono basta. Spesso lo fanno perche' non reggono piu' o per un amore viscerale verso i propri figli". Ma in ogni caso questa "e' un'anomalia, una dissociazione dalla mafia e dalla famiglia mafiosa che e' una vera rivoluzione".
Libera, dunque, "ha stretto un accordo con gli organi competenti e sta nascondendo queste donne, accompagnandole, offrendogli la possibilita' di avere una casa, di mandare i bambini a scuola usando dei codici grazie all'aiuto del ministero dell'Istruzione. Ma e' tutto provvisorio", puntualizza il fondatore.
"Questa e' una battaglia politica" che in molti stanno portando avanti, "con noi la Direzione nazionale antimafia, la Conferenza Episcopale Italiana e alcuni Tribunali, con quello di Reggio Calabria in testa". Queste donne "non chiedono ne' soldi ne' lavoro, vogliono cercarlo da sole e guadagnarsi 'la pagnotta'. Vogliono solo costruirsi una nuova vita insieme ai loro figli, senza essere messe a rischio. E noi vogliamo trovare una terza via affinche' questo sia possibile". A partire dalla possibilita' di "accedere a un cambiamento anagrafico", conclude Don Ciotti.
(Red/ Dire)