Roma, 12 mar. - Intervenire rapidamente su vittime di bullismo, cyberbullismo e bulli attraverso la diffusione del messaggio di un uso consapevole e responsabile della tecnologia e la promozione del dialogo con adolescenti e famiglie, per evitare che diventino "adulti con problemi di ansia, depressioni o comportamenti antisociali". È a partire da queste proposte che si e' sviluppato l'intervento di Elena Bozzola, consigliere e segretario della Societa' Italiana di Pediatria (Sip), nel corso delle audizioni della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza nell'ambito dell'indagine conoscitiva su bullismo e cyberbullismo.
Bozzola parte dai dati: "Per il Centro nazionale anti-cyberbullismo un ragazzo su quattro in Italia e' stato coinvolto in episodi simili e ogni giorno fino al 60% delle nostre scuole registrano episodi di bullismo fisico o informatico. Su 10mila studenti abbiamo visto che il 12% e' stato vittima di cyberbullismo, il 33% di bullismo". Dati preoccupanti a cui si aggiunge quello sull'abbassamento dell'eta' in cui si riscontra il fenomeno: "Se prima il bullo era un adolescente tra i 14 e i 16 anni, adesso il fenomeno inizia sempre prima- precisa Bozzola- troviamo bulli anche tra i 7 e gli 8 anni". E le nuove tecnologie, spesso utilizzate in modo incontrollato: "I genitori lasciano inconsapevolmente nelle mani dei bambini smarthpone e tablet che vengono usati come dei pacificatori quando i bambini piangono, o per intrattenerli, quasi fossero dei baby sitter".
Il cyberbullo spesso e' un "bambino o un adolescente che mette in atto prevaricazioni, rafforzato a volte da bulli passivi, coetanei che contribuiscono online a diffondere le offese, o mettono semplicemente un like a un suo atto- continua Bozzola- Preoccupa che i ragazzi si sentano piu' forti credendo che la rete garantisca loro un perfetto anonimato. La distanza fisica dallo schermo riduce l'empatia e, quindi, la capacita' di comprendere lo stato d'animo della vittima".
Si riscontrano, pero', dei dati positivi: "I ragazzi stessi hanno piu' consapevolezza dell'esistenza del fenomeno ed emerge un senso di giustizia. L'85% degli intervistati ha ritenuto opportuno denunciare un comportamento persecutorio a genitori e insegnanti, solo il 10% ritiene che chi denuncia sia un 'fifone' e il 10% ritiene che chi denuncia sia una spia".
Per affrontare il fenomeno "come Sip abbiamo preparato uno statement ufficiale per l'utilizzo dei media device tra i bambini in eta' prescolare, pubblicato nella rivista 'Italian Journal of Pediatrics', sottolineando l'importanza, soprattutto nei primi anni di vita, della presenza costante di un genitore o di un caregiver, perche' se non sostenuti da un genitore nel processo di regolazione delle emozioni si possono verificare anche casi di bullismo precoce". Un messaggio che Sip vuole portare "in piu' sedi possibili" anche a livello locale.
Principali protagonisti sono, per la Societa' Italiana di Pediatria, i genitori: "A volte i comportamenti vissuti in famiglia vengono riproposti nella relazione con i coetanei e i bambini spesso sono aggressivi con i compagni piu' deboli per colpa di genitori troppo permissivi" o per "un contesto educativo e culturale che propone modelli violenti, istiga alla competizione, giustifica l'uso della violenza per far valere le proprie idee", predisponendo "comportamenti da bullo".
"La Sip ha mosso i primi passi- conclude Bozzola- Con Polizia di Stato e Facebook abbiamo stilato consigli per ragazzi, genitori e insegnanti per affrontare situazioni di bullismo. Tra i consigli, quello di parlare con i figli e di non trascurare i minimi campanelli di allarme".
(Wel/ Dire)