Hikikomori, ciclo d'incontri in Emilia-Romagna: Dati sottostimati
In Emilia-Romagna sono stati segnalati 346 casi, a Bologna un centinaio
Roma, 5 mar. - Trecentoquarantasei in Emilia-Romagna, un centinaio quelli a Bologna: sono i casi di ragazzi ritirati portati alla luce dall'indagine "Adolescenti eremiti sociali" realizzato lo scorso novembre dall'Ufficio scolastico regionale dell'Emilia-Romagna. Sono i contorni del fenomeno hikikomori in regione: "Questi dati sono sottostimati - specifica Bruna Zani, presidente dell'Istituzione G.F. Minguzzi della Citta' Metropolitana di Bologna -, perche' si tratta di segnalazioni dei docenti. A 16 anni termina l'obbligo scolastico, potrebbero esserci ragazzi ritirati non iscritti". Sara' proprio l'Istituzione Minguzzi a ospitare - 6 e 26 marzo, 9 aprile - il ciclo di incontri: "Il fenomeno degli hikikomori. Chi sono, la risposta dei servizi, il rapporto con la famiglia". "Era emerso un interesse sul rapporto tra salute mentale e adolescenza - continua Zani -. Con la pubblicazione dell'indagine dell'ufficio regionale ci e' stato chiesto di occuparci di questo fenomeno". Come detto, tutto e' cominciato grazie alle segnalazioni di alcuni docenti di scuole secondarie di primo e secondo grado di assenze prolungate anche di mesi, di alcune frequenze sporadiche. "Situazioni rientranti del fenomeno piu' ampio della dispersione scolastica, certo. Ma questi casi avevano una caratteristica particolare: i ragazzi in questione andavano bene a scuola. È stata questa la novita' che ha fatto scattare l'allarme". A fianco delle segnalazioni dei docenti sono ben presto arrivate anche quelle dei genitori, disperati perche' non piu' in grado di affrontare quel figlio ostinato a rimanere chiuso nella propria camera.
Hikikomori e' un termine mutuato dal giapponese e puo' essere tradotto con "stare in disparte, ritirarsi". "C'e' un percorso che tutti gli adolescenti devono compiere - sottolinea Zani -, ed e' quello verso il raggiungimento dell'autostima. Autostima che in questi ragazzi e' bassissima. Senza generalizzare, molti ragazzi ritirati si percepiscono come inadeguati, hanno paura di non soddisfare le aspettative dei genitori, credono di non essere all'altezza, temono di deludere. Ancora, riferendoci a un contesto sociale piu' ampio, soffrono la competitivita'. L'oggi e' sempre piu' competitivo, ti viene chiesta, per esempio, una presenza fisica corporea perfetta: ma il ragazzino non si piace, magari riceve commenti poco simpatici sul proprio corpo, si sente brutto. Cosi', piuttosto che essere esclusi dagli altri si autoescludono".
Il primo dei tre incontri sara' rivolto, principalmente, ai docenti: "Sono loro che hanno chiesto un aiuto per essere messi nelle condizioni di capire i segnali di disagio. Il 6 marzo cercheremo di capire, insieme con i nostri relatori, cosa puo' fare la scuola che, venendo rifiutata da questi ragazzi, evidentemente non e' piu' percepita come luogo sicuro e contesto a loro amico". Il secondo incontro, il 26 marzo, affrontera' il punto di vista degli operatori dei servizi. Si parlera' anche dei servizi di aggancio, quel sistema interistituzionale per il contrasto della dispersione scolastica: "Insistere perche' vadano a scuola, decidere di togliere internet, sono opzioni assolutamente inutili. Per questo esistono questi servizi di aggancio, per coinvolgere i ragazzi in un contesto diverso, piu' informale, e lavorare al loro recupero". L'ultimo incontro, il 9 aprile, sara' dedicato ai genitori: "La famiglia va in crisi. I genitori non sanno piu' che fare, obbligati a restare fuori - non solo metaforicamente - dalla stanza del figlio che, a quel punto, rappresenta tutto il suo mondo". All'incontro parteciperanno anche rappresentanti dell'associazione "Hikikomori Italia Genitori". "Non vogliamo offrire ricette - conclude Zani -: coinvolgendo tutti gli attori, il nostro obiettivo e' conoscere al meglio il problema per poi affrontarlo".
(Wel/ Dire)
|